lunedì 29 giugno 2009

6 minuti di sport

ROMA - Per il popolo dei sedentari la speranza arri­va dal Canada: 6 minuti alla settimana a tutta birra e la for­ma fisica è assicurata. Una ri­cerca condotta da Martin Gi­bala, direttore del Diparti­mento di Cinetica alla McMa­ster University dell’Ontario, potrebbe esplorare confini au­daci nel mondo del fitness. Lo racconta il New York Ti­mes. E il pezzo è diventato su­bito uno dei più letti dell’edi­zione online del quotidiano.
Nel suo laboratorio Gibala ha applicato a un gruppo di studenti (tutti in buona for­ma fisica, ma nessun atleta professionista) ciò che all’Isti­tuto nazionale per la salute e la nutrizione del Giappone avevano fatto qualche anno prima con i topi. Un gruppo di ratti era stato fatto nuotare liberamente in una piscina per 6 ore, mentre contempo­raneamente un altro gruppo era stato sottoposto a stimoli esterni, con tanto di zavorra addizionale, e fatto nuotare freneticamente per 20 secon­di e riposare per 10. Uno sfor­zo estenuante fatto a interval­li regolari per un totale di 4 minuti. A esperimento con­cluso, i ricercatori giapponesi hanno esaminato le fibre mu­scolari sia dei topi maratone­ti, sia di quelli sottoposti a un esercizio sfiancante ma limi­tato nel tempo, scoprendo che in entrambi si erano veri­ficate identiche modificazio­ni molecolari che presagiva­no un miglioramento della ca­pacità di resistenza. Gibala ha applicato la stes­sa sperimentazione alla mac­china umana, sottoponendo i suoi studenti a uno sforzo si­mile: per loro ha programma­to un allenamento alla cyclet­te differenziato. Un gruppo ha pedalato 3 volte alla setti­mana a un ritmo sostenibile per 2 ore, gli altri hanno spa­rato tutto quello che avevano in corpo in 6 «ripetute» di 20-30 secondi, intervallate da 4 minuti di recupero. Dopo due settimane tutti gli studen­ti, senza distinzione tra chi aveva pedalato 6 ore e chi lo aveva fatto al massimo delle proprie possibilità per 6 mi­nuti, avevano incrementato la propria forma fisica.
«Il nu­mero e la dimensione dei mi­tocondri sono aumentati in modo sensibile — sostiene il professor Gibala — un risulta­to che prima di questo studio veniva associato solo a lavori di lunga durata». L’aumento del volume dei mitocondri ha un grande im­patto sulle prestazioni di resi­stenza, migliorando l’utilizza­zione dell’ossigeno da parte delle fibre muscolari. Una frontiera interessante, che se esplorata potrà evidenziare come pochi minuti di sforzo estremo possano essere suffi­cienti per mettersi in forma. E le palestre all’improvvi­so potrebbero riempirsi dei forzati del tutto e su­bito. Enrico Arcelli, profes­sore al Dipartimento di salute, alimentazione e sport dell’università di Mila­no, l’uomo che ha «inventa­to » la grande avventura del record dell’ora di Francesco Moser, è scettico: «Non cono­sco questi studi e dico che sarebbe davvero bel­lo se fosse così. Oggi sappiamo che per avere dei risultati si deve mi­gliorare non solo la fun­zionalità del cuore, ma anche quella della periferia, perché i muscoli devono essere in gra­do di utilizzare l’ossigeno che arriva loro attraverso il san­gue. Uno stimolo troppo in­tenso produce acido lattico che va a inibire lo sviluppo dei mitocondri: a quel punto il risultato diventerebbe con­troproducente. Ecco perché nell’allenamento c’è sempre un limite di intensità dello sforzo oltre il quale è inutile, se non dannoso, andare».
Arcelli è scettico: «È prova­to che la massima riduzione del rischio di infarto, fino al 50 per cento, si ha correndo 75 chilometri alla settimana. Ma già con 30 km il rischio si abbatte del 40 per cento. E per perdere peso senza modi­ficare la propria dieta, con tut­ti i miglioramenti indiretti quali l’abbassamento della pressione, la produzione del colesterolo buono, la riduzio­ne del diabete, bisogna corre­re almeno 6 chilometri al gior­no… ». Più possibilista è Paolo Bo­nolis, classe 1961, che lo sport lo pratica per diverti­mento. Buon tennista, sem­pre in campo nelle «partite del cuore» di calcio, conside­ra il tempo dedicato alla cura della forma fisica importante «non solo per il fisico, ma an­che per lo spirito». La novità lo incuriosisce: «Chi ha solo 6 minuti alla settimana da dedi­carsi può stare tranquillo! Ci dà dentro come un pazzo e il risultato è ottenuto. Mi sem­bra, però, una situazione un po’ bizzarra; mi fa pensare al­la differenza fra slow food e fast food. Sei minuti e via, tut­to finito e hai tempo per fare le altre cose. Interessante, ma che rottura».

martedì 9 giugno 2009

Yahoo Answers

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