giovedì 26 febbraio 2009

Genio della matematica

COMO — Da hacker a cacciatore di pirati della rete. Un giovane «campione» informatico romeno, in carcere per un maxiraggiro online, collaborerà con le forze dell'ordine lariane. La Procura vorrebbe sfruttare le doti matematiche fuori dal comune del detenuto per stanare i malviventi che si nascondono nel mondo della tripla w. Il ragazzo, Gabriel Bogdan Ionescu, ventiduenne originario della Romania, ha già fatto parlare di sé. Nel bene e nel male. Nel suo curriculum, il giovane vanta infatti una medaglia d'oro alle Olimpiadi di matematica dei Balcani e il primo posto assoluto al test d'ingresso della facoltà di ingegneria del Politecnico di Milano. Ma anche una condanna a tre anni e due mesi per truffa informatica, pena che sta tuttora scontando nel carcere del «Bassone» di Como. Da qui però, il ragazzo potrebbe uscire tra poche settimane per passare dall'altra parte della barricata, pur restando seduto davanti allo schermo di un computer.

Ben venga la sua libertà in cambio di progetti vincolanti con la Polizia a favore della lotta ai pedofili soprattutto, e anche per implementare i sistemi di sicurezza per le carte di credito o di debito. Mi chiedo perchè queste cose hanno scarsa risonanza a livello nazionale, mentre si sentono solo informazioni negative

articolo completo:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_febbraio_25/hacker_gabriel_ionescu_lavora_tribunale_como-1501034956829.shtml

Obama in azione

Entro l'agosto 2010, tutte le unità da combattimento americane andranno via dalla Mesopotamia. «Ne parlerà in dettaglio — ha detto Biden —, penso che il pubblico americano capirà esattamente cosa stiamo facendo e ne sarà soddisfatto». Durerà quindi 19 e non 16 mesi, come Obama aveva promesso in campagna elettorale, il processo di ritiro. Una piccola concessione alle richieste dei comandanti militari, preoccupati di consolidare i successi degli ultimi mesi e rafforzare le istituzioni politiche locali, che nulla toglie però al rispetto dell'impegno di fondo, che è stato la cifra della sua candidatura e una delle ragioni del suo successo. Dopo sei anni di guerra e oltre 4.200 soldati caduti, il nuovo capo della Casa Bianca chiude il capitolo più pericoloso dell'avventura irachena. Ma, come anticipato, la decisione non mette fine alla presenza americana in Iraq: decine di migliaia di soldati rimarranno nel Paese, per addestrare le forze irachene, vegliare sulle installazioni Usa, dare la caccia alle cellule terroristiche.

Io mi chiedo se questa gestione avrà successo, in relazione all'alto grado di penetrazione delle cellule terroristiche in medio oriente. Senz'altro sarà difficile un futuro prosperoso in Iraq, con le organizzazioni terroristiche sempre pronte all'attacco e alla penetrazione in territori poco difesi. L'Iraq è un paese con una storia formidabili ma ne dopo Saddam non si è creato nulla di così forte al momento, noi non sappiamo quasi niente sulle condizioni politiche di questo paese, e sinceramente sono scettico su una propria autosufficienza. Si spera che gli Stati Uniti facciano abbastanza. Certamente abbandonare la guerra significa avere meno costi in termini di vittime tra i propri soldati sia in termini economici. Si dovrà poi vedere il futuro iracheno, in termini di benessere e di sicurezza della popolazione, che difficilmente si farà assoggettare a regimi dittatoriali ma che sarà abbastanza debole davanti ai big del terrorismo

martedì 24 febbraio 2009

Businesswomen arabe


Le aziende arabe che vantano la presenza di consiglieri donne nei consigli di amministrazione, realizzano utili superiori a quelli dei competitori che «ripudiano» le quote rosa nel cda. A rilevarlo è un'indagine dell'anno scorso condotta da Hawkamah, Istituto for Corporate Governance. In base ai riscontri ottenuti, le vendite realizzate dalle aziende con più di tre donne consigliere sono superiori del 42% rispetto ai risultati conseguiti delle aziende amministrate da solo da gentlemen. Quando le aziende sono quotate in borsa, il cda in rosa consolida mediamente un ritorno sul valore delle azioni del 53%. Nonostante le potenzialità e il valore aggiunto della donne nei cda delle aziende arabe, il numero delle donne top manager e di quelle presenti nei consigli d'amministrazione rimangono ancora bassi. Nei paesi del Golfo, su 4.254 consiglieri sono solo 63 i posti riservati alle donne. Con lo 0,1% , l'Arabia Saudita è il Paese arabo con il tasso di rappresentazione rosa nel cda più basso in medio oriente. Con rispettivamente il 2,7% e il 2,3 % il Kuwait e l'Oman sono i paesi dove le donne consigliere sono più rappresentate. In Kuwait invece, ci sono 30 donne su 1,101, mentre in Oman 21 su 905. Seguono Dubai con l'1,2%, il Bahrain con l'1% e il Qatar con l'0.3%. Negli Stati Uniti la rappresentanza rosa nei board è del 13,6%, in Norvegia è del 22%.


Nel mondo professionale e imprenditoriale femminile arabo si stanno sviluppando nuove dinamiche e trend molto interessanti. Innanzitutto ci sono due tipi di business woman. La prima è rappresentata dalle titolari di capitale accumulato senza lavorare ( le tipiche casalinghe saudite pagate per stare a casa o per viaggiare) o per ricchezza ereditata. E' un tipo di investitrice sofisticata che capitalizza la sua ricchezza soprattutto con la compravendita di azioni o di immobili. Non a caso, l'anno scorso, 18 milioni di azioni del Nasdaq Dubai sono state comprate e vendute da investitrici donne. L'altro tipo di manager araba è colei che lancia un nuovo business oppure si siede nel consiglio di amministrazione di un grosso gruppo in seguito all' acquisizione di una rilevante quota del pacchetto azionario. In altre parole, quando la business woman araba si trova dei filtri o delle barriere che la tengono fuori dal management, invece di entrare nel cda attraverso il merito, si conquista un posto da consigliera tramite l'acquisto delle azioni. Le donne arabe dispongono di grandi asset, soprattutto capitali liquidi. Negli Emirati, le donne controllano ricchezze che valgono 245 miliardi di dollari e che diventeranno 385 nel 2011. Le più ricche sono le saudite con 11 miliardi di dollari. Il 30% dei conti correnti del regno saudita sono intestati alle signore.


Contrariamente ai pregiudizi sulle condizioni economiche delle donne musulmane, lo statuto islamico sull'eredità avvantaggia più il portafoglio delle mogli e delle figlie rispetto a quello degli uomini. Il guadagno facile conseguito dai patrimoni ereditati dai parenti, quelli ottenuti grazie alle doti matrimoniali o alla buona uscita dei divorzi non deve far svalutare la capacità imprenditoriali delle donne arabe. L'anno scorso, uno studio di Barclays (Barclays Wealth Survay) ha rilevato come le donne arabe siano le più pratiche al mondo nella gestione di fondi di investimento e le più confidenti negli investimenti immobiliari e nella pianificazione pensionistica. All'università Americana di Beirut, negli anni ottanta, solo il 15% degli studenti in materie finanziarie erano donne. Oggi sono la metà. Secondo la ricerca intitolata "Women Business Owners in the UAE ( Le imprenditrici proprietarie negli Emirati) promossa dall'International Finance Corporation, la maggior parte delle imprenditrici negli Emirati Arabi hanno lanciato i loro business (come saloni di bellezze, agenzie per l'organizzazione di feste matrimoniali, e studi di interior design), senza richiedere prestiti bancari ma investendo i loro risparmi. Alla fine, nei paesi più conservatori, gli investitori più audaci sono le donne.

martedì 17 febbraio 2009

Città senz'auto: un futuro possibile, ma l'Italia è indietro

A Milano, per far posto alle 800mila auto che arrivano ogni giorno da fuori, più le 820mila auto di proprietà dei residenti, in tutto si dedicano alla sosta oltre 16 milioni di metri quadrati. Come 2.250 campi da calcio, quasi il 10% del territorio cittadino.

Illustriamo diversi progetti internazionali. Il sistema di trasporto di Berlino è un esempio di come «un'efficiente rete di trasporti possa ridurre la necessità di usare l'automobile». Madrid, organizzata in maniera multinucleare, ovvero con diversi centri, raggiunge un obiettivo simile. C'è poi Los Angeles: «Città dell'auto per eccellenza che però sta incrementando il trasporto su rotaia».

lunedì 16 febbraio 2009

Obama e la ricerca

"Ritengo che faremo presto qualcosa su questo. Il presudente sta valutando su questo fatto proprio ora", ha detto a "Fox News Sunday" il consigliere di Obama David Axelrod.
Nel 2001 Bush impose una limitazione dei finanziamenti federali alla sola ricerca sulle cellule staminali degli embrioni umani già esistenti. Si era trattato di una decisione per accontentare i suoi sostenitori cristiani conservatori che ritengono che la ricerca sulle cellule staminali embrionali distrugga delle vite potenziali, perché le cellule devono essere estratte da degli embrioni umani.
Le cellule staminali embrionali sono le cellule umane di base che possono trasformarsi in qualunque tipo di cellule del corpo.
Gli scienziati ritengono che la ricerca potrebbe produrre delle terapie per una varietà di malattie, fra le quali il morbo di Parkinson, il diabete, disturbi di cuore e lesioni spinali.
Obama si è impegnato in campagna elettorale di togliere il divieto imposto da Bush e nel suo discorso inaugurale del mese scorso ha promesso che avrebbe fatto tornare la scienza al posto che le compete negli Stati Uniti.

sabato 7 febbraio 2009

facebook: ricavi sotto le attese

Il fenomeno del Web del momento ha compiuto in questi giorni cinque anni. Facebook nasceva infatti nel febbraio del 2004 dall'intuizione di Mark Zuckerberg - non un ingegnere della Silicon Valley bensì un facoltoso e assai capace studente diciannovenne della Harvard University - e di Dustin Moscovitz e Chris Hughes. La ricorrenza per il sito di social networking più famoso al mondo, creato come rete virtuale per mantenere i contatti tra ex compagni di classe, ha due facce. Quella splendente dei suoi adepti, ormai oltre 150 milioni in tutto il mondo, ognuno dei quali con una media di 120 "amici" con i quali chattare e altro on line, e quella triste di un fatturato che stenta a decollare, visto e considerato che i 210 milioni di dollari di ricavi stimati per il 2008 (e i 230 milioni previsti dalla società di ricerca eMarketer per quest'anno) sono poco cosa rispetto ai numeri che muove Facebook. Che sono fra gli altri i seguenti: tre miliardi di minuti di accesso giornaliero a tutti i siti del network mentre, 850 milioni di nuove fotografie caricate ogni mese, un'audience in aumento del 127% (dati ComScore).Facebook ha sbancato ovunque – in Italia i suoi utenti sono ormai sei milioni (il 30% della popolazione Internet del Bel Paese – ed è globalmente riconosciuto come la massima espressione del Web 2.0. Eppure i suoi 800 dipendenti devono sperare in una veloce inversione di tendenza quanto a capacità di generare ricavi e conseguentemente utili: le entrate pubblicitarie sono quelle che sono e a pagare il conto delle grandi risorse informatiche necessarie per far funzionare l'attività di milioni e milioni di "amici" sono i soldi di fatto i soldi degli investitori (Microsoft, che ha una quota dell'1,6% della società fra questi). Senza scomodare Google, Yahoo! e Msn, la rivale MySpace ha un giro d'affari quasi triplo rispetto a Facebook (585 milioni di dollari di entrate nel 2008 e una previsione di 630 milioni quest'anno) in un mercato, quello del social network advertising, che si presuma possa arrivare nel 2009 a quota 2,8 miliardi di dollari su scala mondiale. Gli analisti finanziari continuano a valutarla dai 15 ai 20 miliardi di dollari ma di sbarco in Borsa – se n'è parlato a più riprese – al momento non se ne parla. In attesa di spegnere la sesta candelina in onore della sua creatura, Zuckerberg ha comunque ben donde di essere al settimo cielo: il suo patrimonio personale, secondo la rivista Forbes, oggi 24enne, è di circa 1,5 miliardi di dollari.

venerdì 6 febbraio 2009

opus dei

La prelatura personale della "Santa Croce e Opus Dei", in forma abbreviata "Opus Dei" (letteralmente, "Opera di Dio"), fu fondata nel 1928 da Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975), sacerdote spagnolo canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2002. A seguito del Concilio Vaticano II l'istituto della prelatura personale entrò nell'ordinamento canonico, e tale status è stato acquisito dall'Opus Dei mediante la Costituzione apostolica "Ut sit", del 28 novembre 1982. Oggi l'Opus Dei è l'unica prelatura personale della Chiesa cattolica.
Secondo le parole del suo fondatore, la sua principale finalità è diffondere ovunque una "viva consapevolezza della chiamata universale alla santità e all'apostolato nella vita quotidiana, in particolar modo nell'esercizio del lavoro professionale e su una pratica di vita ispirata da un costante spirito di mortificazione".

Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei
L'origine del nome dell'istituzione è infatti legato alla volontà di contribuire, mediante il lavoro degli uomini (opus hominis), alla salus animarum (salvezza delle anime), fine dell'ordinamento della Chiesa, e, dunque, al disegno di Dio in Terra (opus dei).
Gli 85.000 fedeli, uomini e donne, che fanno parte dell'Opus Dei, per quanto riguarda i fini specifici della Prelatura sono guidati da un prelato eletto da un Congresso generale elettivo e successivamente confermato dal Papa (dal 1994 è monsignore Javier Echevarría, succeduto a mons. Álvaro del Portillo, morto in quell'anno, e primo successore del fondatore).
Secondo il Codice di Diritto Canonico del 1983, le Prelature personali sono composte da presbiteri, diaconi e da laici.
Le finalità dell'Opus Dei, secondo quanto enunciato dalla stessa, riguardano tre "dimensioni":
umana (sviluppo delle virtù e dei talenti, amicizia e condivisione, anche dei beni materiali, che può arrivare in taluni casi anche al lascito testamentario[senza fonte]);
professionale (aiuto nello studio attraverso le opere apostoliche per studenti, promozione di centri di formazione professionale come ad esempio un centro ELIS a Roma[1], l'Accademia del Castello a Cagliari o le diverse opere nei paesi in via di sviluppo);
spirituale e dottrinale (secondo i contenuti e le modalità proprie della Chiesa cattolica e da essa approvate).

Per taluni l'Opus Dei è un'organizzazione che, per determinati aspetti del suo modus operandi, è qualificabile come setta[9]. Ad esempio vengono criticate, anche nel mondo cattolico (vedi nota su iniziativa del Cardinale londinese Basil Hume e rapporto del superiore dei Gesuiti), le sue spregiudicate tecniche di proselitismo impieganti club giovanili e centri di aiuto allo studio non operanti apertamente con il suo nome (in Italia sotto le insegne del Faes e della Fondazione Rui) ma dove operano, apparentemente nelle vesti di "tutor" ma, in realtà, ai fini del reclutamento, numerari dell'Opus Dei istruiti proprio a tale compito.
L'Opus Dei è stata anche criticata per il fatto di promuovere una visione della fede cattolica conservatrice ed ostile alle novità introdotte dal Concilio Vaticano II, anche se è stato rilevato da fonti autorevoli come il pensiero di Josemaría Escrivá abbia anticipato di diversi anni le conclusioni raggiunte dal Concilio Vaticano II in materia di ruolo dei laici nella Chiesa e di chiamata universale alla santità, come riconosciuto da Papa Giovanni Paolo I [10]. Altre critiche riguardano alcune pratiche di vita ritenute antigieniche, come la mortificazione corporale praticata dai membri numerari, il presunto ostracismo verso chi fuoriesce dall'Opus Dei e alcuni casi di patologie mentali sviluppati tra i numerari e le numerarie che vivono per molti anni nelle case dell'Opus Dei.

In base ad alcuni rapporti provenienti dalla Spagna, il superiore generale dei Gesuiti, p. Wlodimir Ledochowski (18661942), ha riferito al Vaticano che considerava l'Opus Dei "molto nocivo per la Chiesa in Spagna". Egli ne descrisse le caratteristiche di "segretezza" e ne vide dei "segni di una inclinazione mascherata a dominare il mondo con una forma particolare di massoneria cristiana"[11]. Questa critica, dall'interno di alcuni ambienti ecclesiastici ("l'opposizione dei Buoni" come venne definita da Escrivá; secondo Escrivá, la grande ostilità dei gesuiti era «illogica»[12]), è considerata la radice delle critiche recenti provenienti dalle fonti più disparate. Questa, almeno, è la conclusione di molti autori, incluso John L. Allen, Jr., un giornalista americano della CNN cattolico ed esperto vaticanista[13].
Nel 1981 il cardinale Basil Hume, arcivescovo di Westminster, dopo un'accurata indagine, scrisse alcune "Raccomandazioni per la futura attività dei membri dell’Opus Dei nella diocesi di Westminster" in cui redarguiva l'Opera in relazione alle sue attività di reclutamento tra i più giovani e poneva alla stessa forti limiti e regole a cui attenersi nel reclutamento di nuovi membri. [14]
Per taluni critici, tra cui numerosi ex membri riuniti nell'Opus Dei Awareness Network e Opuslibros.org, l'Opus Dei ha tutte le caratteristiche e il modus operandi di una setta[senza fonte]. Nel 1997 il Parlamento belga ha sollecitato un rapporto sulle sette: l'Opus Dei è rientrata nell'elenco dei gruppi che la Commissione parlamentare d'inchiesta ritiene pericolosi per l'azione di reclutamento effettuata nei confronti degli adolescenti e per gli episodi di manipolazione psicologica segnalati da molte famiglie belghe

scientology

Scientology è un movimento a sfondo religioso fondato da L. Ron Hubbard nel 1954. Secondo fonti interne, al 2005 conterebbe otto milioni di praticanti [1], ma fonti esterne riducono la cifra a circa cinquecentomila [2].
Che sia corretto definire Scientology una religione è argomento di dibattito. Giuridicamente, lo status di religione viene accordato a Scientology solo da alcune nazioni (per esempio Stati Uniti e Australia); in Europa la tendenza generale è quella di considerarla una "organizzazione", un "movimento", un "culto", una "setta", ma non una "chiesa".
Il quartier generale si trova nella cittadina statunitense di Clearwater. Dopo la morte di Hubbard nel 1986 (o, secondo la credenza diffusa in Scientology, dopo la sua volontaria decisione di abbandonare la Terra) il movimento è guidato da David Miscavige.
Essenzialmente, Scientology afferma che le reali potenzialità dell'essere umano (visto come un essere spirituale immortale che, continuamente, dopo ogni morte si trova forzato a prendere possesso di un nuovo corpo), sarebbero molto superiori a quelle che normalmente usa, e comprenderebbero il potere di guarire dalle malattie con la sola forza del pensiero (poiché il 90% di esse sarebbe solo psicosomatico), il controllo cosciente di ogni parte del corpo e la facoltà di abbandonare il corpo fisico per vagare nello spazio in forma incorporea.
Gli esseri umani non avrebbero normalmente accesso a queste facoltà a causa di crimini commessi (gli atti overt) o di traumi fisici e mentali subiti sia nella vita attuale che in quelle precedenti;

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martedì 3 febbraio 2009

Batteri energetici


Trovare un modo per mettere al lavoro i batteri, come fossero microscopici animali da soma per sfruttare l'energia del loro movimento. E farlo nel modo più semplice possibile, in modo da renderne fattibile l'uso in apparati ad alta miniaturizzazione. È la direzione indicata dal risultato del lavoro dei ricercatori di Infm-Cnr (pubblicata sulle Physical Review Letters) che simulando sistemi di batteri in soluzione hanno individuato un modo per creare 'motori batterici' dal funzionamento prevedibile, costante, ed in grado di avviarsi senza intervento umano.Curiosità scientifica fino a pochissimo tempo fa, i motori batterici sono diventati un campo di intensa ricerca da quando nel 2006 se ne è dimostrata la fattibilità in Giappone: i ricercatori sperano di poterne sfruttare le potenzialità in un futuro prossimo, per alimentare tutta una serie di apparecchi microscopici, come impianti micromedicali o nanodispositivi ancora tutti da inventare, per i quali i motori batterici potrebbero fornire una fonte di energia economica e di dimensioni ridottissime.Un motore batterico è composto, oltre che di microrganismi, di due altri ingredienti: la soluzione in cui sono immersi, e particolari microingranaggi che i batteri possono mettere in movimento. È proprio da questi ingranaggi (come dall'albero di un motore automobilistico) che si progetta di estrarre energia. E le difficoltà per farlo nel modo più semplice possibile sono state superate da Luca Angelani, del laboratorio Smc di Infm-Cnr, e Roberto di Leonardo e Giancarlo Ruocco, del laboratorio Soft di Infm-Cnr. Se nel 2006 si sono utilizzati batteri geneticamente modificati e microingranaggi con leganti biochimici, con costi altissimi e rese bassissime, oggi grazie al loro lavoro si inverte il risultato: costi azzerati, e rendimento moltiplicato.La soluzione consiste nell'utilizzo di microingranaggi di una particolare forma asimmetrica, con denti di lunghezze differenti e orientati nella medesima direzione, simili a stelle lievemente sbilenche. È sufficiente immergere questi ingranaggi in una soluzione di batteri, perché questi ultimi col loro movimento spontaneamente li facciano girare a velocità costante (nella simulazione, batteri di escherichia coli imprimevano ai microingranaggi una velocità costante di due giri al minuto). La somma di batteri e ingranaggi asimmetrici è l'unica vincente: particelle inanimate soggette al moto casuale non causano il movimento, e lo stesso accade per batteri al "lavoro" su ingranaggi simmetrici.I ricercatori hanno identificato il modo più semplice per 'costringere' i batteri a compiere lavoro utile da cui estrarre energia. Alcune applicazioni resteranno certo fantasia (i calcoli, ad esempio, suggeriscono che con i batteri presenti in un metro cubo di soluzione si può generare potenza sufficiente per accendere una normale lampadina), ma moltissime altre possono venire immaginate: che siano apparecchiature mediche, di misurazione, controllo o altro, la strada è aperta perché i batteri possano alimentare i microdispositivi del futuro.

lunedì 2 febbraio 2009

buona notizia/cattiva notizia


BUONA NOTIZIA
L'inaugurazione dell'alta velocità tra Milano e Bologna ha convinto gli italiani a considerare il treno con occhio più benevolo. Lla vendita di biglietti è aumentata di oltre il 30 % con risultati ancora più lusinghieri per quanto riguarda la prima classe.
LA CATTIVA NOTIZIA
per arrivare da Palermo a Catania, 200 km di binari, sono necessarie 5 ore. Ma neanche al Nord si può sorridere, perchè qui si concentrano grandi masse di pendolari che ogni giorno devono raggiungere il luogo di lavoro nelle maggiori aree metropolitane del Paese e usufruiscono di un servizio non solo lento, ma anche di pessima qualità. Le linee che portano i pendolari a Milano, per esempio, già oggetto di numerose proteste, sono finite nel mirino addirittura della Asl, che ha invitato il Comune a varare un'ordinanza per il ripristino di condizioni igieniche sopportabili.