lunedì 29 giugno 2009

6 minuti di sport

ROMA - Per il popolo dei sedentari la speranza arri­va dal Canada: 6 minuti alla settimana a tutta birra e la for­ma fisica è assicurata. Una ri­cerca condotta da Martin Gi­bala, direttore del Diparti­mento di Cinetica alla McMa­ster University dell’Ontario, potrebbe esplorare confini au­daci nel mondo del fitness. Lo racconta il New York Ti­mes. E il pezzo è diventato su­bito uno dei più letti dell’edi­zione online del quotidiano.
Nel suo laboratorio Gibala ha applicato a un gruppo di studenti (tutti in buona for­ma fisica, ma nessun atleta professionista) ciò che all’Isti­tuto nazionale per la salute e la nutrizione del Giappone avevano fatto qualche anno prima con i topi. Un gruppo di ratti era stato fatto nuotare liberamente in una piscina per 6 ore, mentre contempo­raneamente un altro gruppo era stato sottoposto a stimoli esterni, con tanto di zavorra addizionale, e fatto nuotare freneticamente per 20 secon­di e riposare per 10. Uno sfor­zo estenuante fatto a interval­li regolari per un totale di 4 minuti. A esperimento con­cluso, i ricercatori giapponesi hanno esaminato le fibre mu­scolari sia dei topi maratone­ti, sia di quelli sottoposti a un esercizio sfiancante ma limi­tato nel tempo, scoprendo che in entrambi si erano veri­ficate identiche modificazio­ni molecolari che presagiva­no un miglioramento della ca­pacità di resistenza. Gibala ha applicato la stes­sa sperimentazione alla mac­china umana, sottoponendo i suoi studenti a uno sforzo si­mile: per loro ha programma­to un allenamento alla cyclet­te differenziato. Un gruppo ha pedalato 3 volte alla setti­mana a un ritmo sostenibile per 2 ore, gli altri hanno spa­rato tutto quello che avevano in corpo in 6 «ripetute» di 20-30 secondi, intervallate da 4 minuti di recupero. Dopo due settimane tutti gli studen­ti, senza distinzione tra chi aveva pedalato 6 ore e chi lo aveva fatto al massimo delle proprie possibilità per 6 mi­nuti, avevano incrementato la propria forma fisica.
«Il nu­mero e la dimensione dei mi­tocondri sono aumentati in modo sensibile — sostiene il professor Gibala — un risulta­to che prima di questo studio veniva associato solo a lavori di lunga durata». L’aumento del volume dei mitocondri ha un grande im­patto sulle prestazioni di resi­stenza, migliorando l’utilizza­zione dell’ossigeno da parte delle fibre muscolari. Una frontiera interessante, che se esplorata potrà evidenziare come pochi minuti di sforzo estremo possano essere suffi­cienti per mettersi in forma. E le palestre all’improvvi­so potrebbero riempirsi dei forzati del tutto e su­bito. Enrico Arcelli, profes­sore al Dipartimento di salute, alimentazione e sport dell’università di Mila­no, l’uomo che ha «inventa­to » la grande avventura del record dell’ora di Francesco Moser, è scettico: «Non cono­sco questi studi e dico che sarebbe davvero bel­lo se fosse così. Oggi sappiamo che per avere dei risultati si deve mi­gliorare non solo la fun­zionalità del cuore, ma anche quella della periferia, perché i muscoli devono essere in gra­do di utilizzare l’ossigeno che arriva loro attraverso il san­gue. Uno stimolo troppo in­tenso produce acido lattico che va a inibire lo sviluppo dei mitocondri: a quel punto il risultato diventerebbe con­troproducente. Ecco perché nell’allenamento c’è sempre un limite di intensità dello sforzo oltre il quale è inutile, se non dannoso, andare».
Arcelli è scettico: «È prova­to che la massima riduzione del rischio di infarto, fino al 50 per cento, si ha correndo 75 chilometri alla settimana. Ma già con 30 km il rischio si abbatte del 40 per cento. E per perdere peso senza modi­ficare la propria dieta, con tut­ti i miglioramenti indiretti quali l’abbassamento della pressione, la produzione del colesterolo buono, la riduzio­ne del diabete, bisogna corre­re almeno 6 chilometri al gior­no… ». Più possibilista è Paolo Bo­nolis, classe 1961, che lo sport lo pratica per diverti­mento. Buon tennista, sem­pre in campo nelle «partite del cuore» di calcio, conside­ra il tempo dedicato alla cura della forma fisica importante «non solo per il fisico, ma an­che per lo spirito». La novità lo incuriosisce: «Chi ha solo 6 minuti alla settimana da dedi­carsi può stare tranquillo! Ci dà dentro come un pazzo e il risultato è ottenuto. Mi sem­bra, però, una situazione un po’ bizzarra; mi fa pensare al­la differenza fra slow food e fast food. Sei minuti e via, tut­to finito e hai tempo per fare le altre cose. Interessante, ma che rottura».

martedì 9 giugno 2009

Yahoo Answers

Con più di 90 milioni di utenti in tutto il mondo, Yahoo! Answers è la più grande community di condivisione di conoscenza sul Web. Answers è una comunità dove puoi fare domande e ottenere risposte vere da persone fisiche. È divertente ed istruttivo perché puoi inviare domande su qualunque argomento, da quello serio a quello frivolo. Inoltre, puoi fornire il tuo aiuto agli altri utenti rispondendo alle loro domande. Il gioco sta nel condividere ciò che sai e ciò che vuoi sapere. Pertanto non tenerti per te le domande, rispondendoti da solo... entra e inizia a condividere le informazioni!

martedì 19 maggio 2009

prostituzione in aumento, causa recessione..

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_maggio_17/crisi_lucciole_porta_accanto_prostituzione_michele_focarete-1501364833743.shtml

Mi sono chiesto..Sono donne le studentesse che battono per 500 euro?oppure perdono il mio rispetto e la loro dignità?

giustificando loro, pensando che siano persone a posto, sminuiamo tutte le altre che si danno da fare, studiano, lavorano nei pub milanesi, lavorano come commesse, facendo il triplo della fatica per arrivare a fine mese, studiando e lavorando dignitosamente...

Ogni essere umano fa ciò che vuole, di sicuro sono più squallidi gli uomini che pagano per andare a letto pagando, ma mi sorge un dubbio...se quelle donne siano o meno differenti da quegli uomini..

Quanto alle casalinghe o alle lavoratrici, anche loro non sono in una posizione diversa rispetto alle studentesse che si donano in cambio di denaro.

E i media...sappiamo benissimo che il mondo è popolato anche da prostitute di qualsiasi tipo, razza, ceto sociale. Ma forse non esagerano un tantino, giusto per scrivere qualcosa e per fare audience? ogni tot si legge di studentesse che si danno per pagarsi le rate dell'università.. non ho mai incontrato nessuna ragazza che si prostituisce per studiare, è già antipatico lo studio di per sè...siamo davanti a una situazione un po' ambigua forse: ragazze che amano così tanto lo studio, e che necessitano dello studio per vivere, e quindi sono disposte a fare questo enorme sacrificio pur di studiare, prostituirsi. I media hanno qualcosa che non mi convince...

lunedì 20 aprile 2009

schema ponzi

Lo schema di Ponzi (spesso confuso con lo schema piramidale o il marketing multilivello) è un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi "investitori", a loro volta vittime della truffa.

Lo schema di Ponzi permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. I guadagni derivano infatti esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie[1].
Il sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la maggior parte dei partecipanti, perché i soldi "investiti" non danno alcuna vera rendita né interesse, essendo semplicemente incamerati dai primi coinvolti nello schema che li useranno inizialmente per rispettare le promesse. La diffusione della truffa spesso diventa di tale portata da renderla palese, portando alla sua interruzione da parte delle autorità.
Le caratteristiche tipiche sono:
Promessa di alti guadagni a breve termine
Ottenimento dei guadagni da escamotage finanziari o da investimenti di "alta finanza" documentati in modo poco chiaro
Offerta rivolta, all'epoca in cui fu architettata la truffa, ad un pubblico non competente in materia finanziaria
Investimento legato ad un solo promotore o azienda
Risulta evidente che il rischio di investimento in operazioni che sfruttano questa pratica è molto elevato. Il rischio è crescente al crescere del numero degli iscritti, essendo sempre più difficile trovare nuovi adepti.
In Italia, Stati Uniti e in molti altri Paesi, questa pratica è un reato, essendo a tutti gli effetti una truffa.
Esempio [modifica]
Un promotore promette guadagni fuori dagli standard su un investimento a breve termine, spesso riferendosi in termini fumosi a meccanismi complessi o inesistenti.
Senza un investimento documentato, solo pochi investitori danno fiducia al promotore, il quale si assicura di rispettare i patti: pagherà quanto pattuito, anche se lo farà andando in perdita o più spesso prelevando fondi versati da nuovi investitori. In seguito così potrà beneficiare della sua buona fama per far aumentare il capitale investito e il numero degli investitori.
I primi investitori, ripagati, reinvestiranno i fondi e parleranno bene dell'investimento attirando nuove vittime, fino a che il promotore, giunto al massimo del guadagno, sparirà nel nulla con i soldi presenti in quel momento.
Spesso tuttavia la difficoltà di reperire nuovi adepti porterà lo schema a collassare da solo, non riuscendo a ripagare gli investimenti o venendo scoperto dalle forze dell'ordine

esempio celebre di uno schema Ponzi è quello messo in piedi dall'ex presidente del Nasdaq Madoff

domenica 12 aprile 2009

Caso etico. E voi come la pensate?

WASHINGTON - Una storia di amore materno estremo sta spaccando in due l’America. Nikolas Evans, un giovane di 21 anni che voleva sposarsi e avere figli, è stato ucciso in una rissa a Bedford nel Texas. E la madre Missy Evans, di 42 anni, divorziata, ha ottenuto che gli fosse prelevato lo sperma da morto per fecondare una volontaria. La donna non ha ancora trovato chi porterà a termine la gravidanza, ma è certa di riuscirci. «Alleverò io il figlio di Nikolas nella sua memoria» ha dichiarato. «Nikolas mi aveva persino detto che nome voleva dargli». Il giovane, caduto a terra sbattendo la testa in seguito a un pugno, è morto di trauma cranico il 5 scorso.
L'AUTORIZZAZIONE - La madre ha subito consultato un urologo, che la ha assicurata che anche da morto avrebbe potuto diventare padre, e ha chiesto l’autorizzazione al tribunale. Avutala, ha predisposto per la conservazione dello sperma e si è messa alla ricerca di una “surrogate mother”, come vengono chiamate le donne che si prestano a essere fecondate a pagamento, in genere per dare figli a coppie dove la moglie non può concepire. «Non c’è stata contestazione da parte di nessuno» ha affermato il suo legale, Mark Mueller.
LA CONTESTAZIONE - La contestazione è tuttavia esplosa quando la vicenda è diventata pubblica. Parte dei media si sono schierati per Missy Evans, scrivendo che fa solo la volontà del figlio, parte contro, scrivendo che l’idea di fare di un morto un padre è macabra. Anthony Mayo, il direttore del Centro di etica e di responsabilità pubblica del Texas, ha obiettato che la donna vuole “rimpiazzare” egoisticamente il figlio perduto con il nipote. Art Caplan della Università della Pennsylvania ha ammonito che «il giorno che apprendesse la verità, un bambino nato in queste circostanze potrebbe avere seri problemi». Secondo Caplan, nell’ultimo decennio si sono verificate in America circa mille vicende analoghe. Ma, ha precisato, «mi risulta che alla fine le madri, le mogli, le fidanzate dei defunti abbiano sempre rinunciato al progetto: so solo di figli in provetta di padri destinati a morire in breve tempo ma ancora vivi al momento della fecondazione». Missy Evans ha confutato le critiche: «Ho altri due figli - ha spiegato - e li ho consultati, insieme col mio ex marito, con altri familiari, con amici. Siamo tutti d’accordo e sappiamo che Nikolas sarà felice della nostra decisione».

domenica 29 marzo 2009

Focus sul modello della tripla elica


Il modello della tripla elica (triple helix) è basato sulla stretta cooperazione tra tre enti di tipo diverso, i tre pilastri della prosperità di un paese:

-università

-imprese

-Stato


Il funzionamento del modello avviene a partire dallo Stato, che dovrebbe ricoprire il ruolo di mediator, e influenzare la cooperazione e le sinergie tra università (o enti di ricerca) e imprese, e tra le imprese stesse. La ricerca va incentivata, vanno destinati fondi sempre maggiori allo sviluppo di tecnologie, e all'incremento e diffusione del know-how ossia della conoscenza. Per fare questo ci vuole l'intervento statale, un intervento mirato e attivo. Cosa che purtroppo manca in Italia. Addentrandoci nel modello scopriamo che il vero know-how viene generato dalla collaborazione delle imprese con le università, in un'ottica di interscambio. Le università creano conoscenza, che deve essere trasferita alle imprese (per non finire quindi inutilizzata). Le imprese a loro volta dovrebbero remunerare la ricerca; preferisco parlare in termini di interscambio di conoscenza. Per cui le imprese a loro volta devono essere attive nella ricerca, cooperare piuttosto che incentivare. Quindi avviene un vero e proprio scambio di risorse e di conoscenza. Questo processo viene soltanto indotto dallo Stato. Maggiore è l'incentivo dato alle imprese e alle università, maggiore sarà l'output totale. La vera forza degli Stati Uniti è il buon funzionamento di questo modello. In Italia manca questo tessuto culturale, si spera soltanto che cambi qualcosa in un futuro a noi vicino

Tripla elica

Negli Stati Uniti il modello della Tripla Elica ha generato un incremento impressionante nella produttività del sistema della “Ricerca Applicata”, con ricadute interessanti nel mondo dell’industria e dei servizi e relativi positivi risvolti occupazionali.Ecco l'esempio di una esperienza eccellente:Guven Yalcintas è il Vice Presidente del Technology Transfer Office della State University di New York. L’ente si occupa della “mediazione” tra Imprese, Università e Stato: fa parte di una fondazione indipendente che mantiene la “dovuta distanza” tra i tre elementi che compongono l’elica. Un simpatico cinquantenne, con aria da neo-pensionato in vacanza a Torino, si rivela il responsabile di una “macchina” con un budget annuale da 800 milioni di dollari totalmente dedicato alla ricerca, che sforna per l’industria 450 brevetti l’anno.L’inizio di questa avventura -alla fine degli anni ottanta- è stato pionieristico, quando questo “ex professore universitario” era in cerca di 200 mila dollari per “mettere in piedi” un Technology Transfer Office. Banche, Assicurazioni, Fondazioni, Privati, ecco dove andare a cercare questa “imponente” cifra: non avrebbe mai pensato di arrivare quindici anni dopo a moltiplicare per 4000 volte il budget “sognato”.
Il concetto di Technology Transfer in Italia è poco applicato proprio perché è spesso difficile “far parlare” le imprese ed il mondo dell’Università anche a causa delle dimensioni ridotte delle nostre aziende: la correlazione tra progetti svolti e risultati ottenuti spesso non è immediata o così strettamente controllata come negli USA dove la selezione dei progetti da finanziare è estremamente attenta e porta matematicamente alla generazione di brevetti e nuovo Know-how .

lunedì 23 marzo 2009

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DAIMLER - Aumento di capitale da 1,95 mld, Abu Dhabi primo socio
Websim - 23/03/2009 08:33:25
Daimler potrebbe registrare in avvio di seduta importanti variazioni di prezzo, nell'asta di pre apertura il titolo sale del 6%. Il gruppo auto tedesco tha annunciato un aumento di capitale da 1,95 miliardi di euro riservato al fondo di Abu Dhabi, Aabar Investments. Con questa operazione cambia la struttura di controllo di Daimler, Aabar diventa il primo azionista con il 9,1% del capitale. La società di Stoccarda ha spiegato che le nuove risorse forniscono "maggiore flessibilità negli investimenti in tecnologie innovative".Le nuove azioni sono state emesse a 20,27 euro, il 5% in meno del prezzo di chiusura di venerdì e la metà del valore del titolo il 17 di giugno del 2008, data in cui la società aveva annunciato un buy back da 6 miliardi di euro.Daimler ha cassa per 6,91 miliardi di euro ma nel corso dell'anno ha debiti in scadenza per un totale di 10 miliardi di euro.
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FIAT - Goldman Sachs alza il giudizio sui titoli auto europei
Websim - 23/03/2009 08:46:56
Fiat (F.MI) potrebbe registrare in avvio di seduta importanti variazioni di prezzo. Stamattina Goldman Sachs ha alzato ad attractive la raccomandazione sul segmento auto europeo ed ha confermato la presenza del titolo del gruppo italiano nella lista dei preferiti, il giudizio sul gruppo italiano resta buy con target price a 7 euro. IlSole24ore di sabato scrive che il nuovo partner di Fiat in Cina potrebbe essere GAIG (Guangzhou Automobile Industry Group). L'amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne aveva affermato, in settembre, che GAIG era uno dei soggetti con cui erano in corso trattative. L'Unrae, l'associazione delle case automobilistiche estere attive in Italia, ha detto di prevedere per marzo, immatricolazioni a livelli "chiaramente" superiori a quelli del marzo 2008 grazie agli effetti positivi degli incentivi.

giovedì 12 marzo 2009

More Companies At Risk of Failing

Moody's, the ratings agency, recently published a list of "bottom rung" companies most likely to default on their debt. The criteria are technical, but the upshot is that a lot of companies are in deep trouble - and the list is getting longer, not shorter. Moody's predicts that the default rate on corporate bonds this year will be three times higher than in 2008, and 15 times higher than in 2007. Defaults are often the last step before a bankruptcy filing. And bankrupt companies, obviously, don't usually hire people. They dramatically shed costs and workers and sometimes liquidate completely, firing everybody.
[See 15 firms that might not survive 2009.]
So the Moody's findings help explain why most economists expect the unemployment rate, now 8.1 percent, to rise as high as 9 or 10 percent before it starts to drift back down. And right now, real and perceived fears about job security are the main force driving a contraction in consumer spending, and the economy as a whole. Here's what the bottom-rung report tells us about the next several months:
There will be a lot more bankruptcies. Moody's places 283 companies on its bottom-rung list, up from 157 a year ago. Since the quarterly list was last updated, 73 additional companies have fallen to the bottom rung. Twenty-four companies made their way off the list - but mostly because they defaulted on their debts. Only one company, Landry's Restaurants, got off the list because its circumstances improved.
[See why bank nationalization terrifies Wall Street.]
Companies exposed to consumer spending have it toughest. The industries most represented on the list are media, automotive, retail and manufacturing. Companies in the most acute danger are those with reduced cash flow and a high debt load. A lot of big, well-known companies are in danger. On the list: Advanced Micro Devices; AirTran; AMR (parent of American Airlines); Chrysler; Duane Reade; Eastman-Kodak; Ford; General Motors; JetBlue; Krispy Kreme; Palm; R.H. Donnelly; Reader's Digest Association; Rite-Aid; UAL (parent of United Airlines); Unisys; and US Airways.
Many of the other firms on the list are second- or third-tier suppliers to automakers, airlines, and other troubled firms. Being on the list doesn't mean a firm is destined for bankruptcy. But it does mean the company faces severe constraints in terms of raising new capital, making new investments, and hiring. Instead of expanding, it may be far more inclined to sell assets, streamline or close divisions, and lay people off to cut costs and raise cash.

America's malls are going to end up looking a lot different. The retail sector is obviously getting hammered, with chains like Circuit City and Linens 'n Things already out of business. Many other retail chains are in trouble. Also on the bottom-rung list: Barney's; BCBG Maz Azria; Blockbuster; Brookstone; Claire's Stores; Eddie Bauer; Finlay Fine Jewelry; Harry & David; Loehmann's; Michael's Stores; Oriental Trading Co.; and Sbarro. Again, this doesn't mean the company is doomed. But many of these firms will restructure, close outlets, shrink, and find ways to transform themselves. So if you ever go back to the mall, and your favorite shop has disappeared, you'll know why.

martedì 3 marzo 2009

Iago


Versione attualizzata dell'Otello shakespeariano dal punto di vista di Iago, studente universitario povero ma talentuoso, che si vede soffiare Desdemona, la ragazza che ama segretamente, e anche un importante progetto di lavoro da Otello, bello e raccomandato. Iago decide quindi di vendicarsi...
Ho visto ieri sera questo bel film che vi raccomando se volete vedere una bella storia d'amore, un personaggio interessantissimo e la bella Venezia..trama ben articolata

Incassi Iago Italia
Primo Weekend: € 964.000

giovedì 26 febbraio 2009

Genio della matematica

COMO — Da hacker a cacciatore di pirati della rete. Un giovane «campione» informatico romeno, in carcere per un maxiraggiro online, collaborerà con le forze dell'ordine lariane. La Procura vorrebbe sfruttare le doti matematiche fuori dal comune del detenuto per stanare i malviventi che si nascondono nel mondo della tripla w. Il ragazzo, Gabriel Bogdan Ionescu, ventiduenne originario della Romania, ha già fatto parlare di sé. Nel bene e nel male. Nel suo curriculum, il giovane vanta infatti una medaglia d'oro alle Olimpiadi di matematica dei Balcani e il primo posto assoluto al test d'ingresso della facoltà di ingegneria del Politecnico di Milano. Ma anche una condanna a tre anni e due mesi per truffa informatica, pena che sta tuttora scontando nel carcere del «Bassone» di Como. Da qui però, il ragazzo potrebbe uscire tra poche settimane per passare dall'altra parte della barricata, pur restando seduto davanti allo schermo di un computer.

Ben venga la sua libertà in cambio di progetti vincolanti con la Polizia a favore della lotta ai pedofili soprattutto, e anche per implementare i sistemi di sicurezza per le carte di credito o di debito. Mi chiedo perchè queste cose hanno scarsa risonanza a livello nazionale, mentre si sentono solo informazioni negative

articolo completo:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_febbraio_25/hacker_gabriel_ionescu_lavora_tribunale_como-1501034956829.shtml

Obama in azione

Entro l'agosto 2010, tutte le unità da combattimento americane andranno via dalla Mesopotamia. «Ne parlerà in dettaglio — ha detto Biden —, penso che il pubblico americano capirà esattamente cosa stiamo facendo e ne sarà soddisfatto». Durerà quindi 19 e non 16 mesi, come Obama aveva promesso in campagna elettorale, il processo di ritiro. Una piccola concessione alle richieste dei comandanti militari, preoccupati di consolidare i successi degli ultimi mesi e rafforzare le istituzioni politiche locali, che nulla toglie però al rispetto dell'impegno di fondo, che è stato la cifra della sua candidatura e una delle ragioni del suo successo. Dopo sei anni di guerra e oltre 4.200 soldati caduti, il nuovo capo della Casa Bianca chiude il capitolo più pericoloso dell'avventura irachena. Ma, come anticipato, la decisione non mette fine alla presenza americana in Iraq: decine di migliaia di soldati rimarranno nel Paese, per addestrare le forze irachene, vegliare sulle installazioni Usa, dare la caccia alle cellule terroristiche.

Io mi chiedo se questa gestione avrà successo, in relazione all'alto grado di penetrazione delle cellule terroristiche in medio oriente. Senz'altro sarà difficile un futuro prosperoso in Iraq, con le organizzazioni terroristiche sempre pronte all'attacco e alla penetrazione in territori poco difesi. L'Iraq è un paese con una storia formidabili ma ne dopo Saddam non si è creato nulla di così forte al momento, noi non sappiamo quasi niente sulle condizioni politiche di questo paese, e sinceramente sono scettico su una propria autosufficienza. Si spera che gli Stati Uniti facciano abbastanza. Certamente abbandonare la guerra significa avere meno costi in termini di vittime tra i propri soldati sia in termini economici. Si dovrà poi vedere il futuro iracheno, in termini di benessere e di sicurezza della popolazione, che difficilmente si farà assoggettare a regimi dittatoriali ma che sarà abbastanza debole davanti ai big del terrorismo

martedì 24 febbraio 2009

Businesswomen arabe


Le aziende arabe che vantano la presenza di consiglieri donne nei consigli di amministrazione, realizzano utili superiori a quelli dei competitori che «ripudiano» le quote rosa nel cda. A rilevarlo è un'indagine dell'anno scorso condotta da Hawkamah, Istituto for Corporate Governance. In base ai riscontri ottenuti, le vendite realizzate dalle aziende con più di tre donne consigliere sono superiori del 42% rispetto ai risultati conseguiti delle aziende amministrate da solo da gentlemen. Quando le aziende sono quotate in borsa, il cda in rosa consolida mediamente un ritorno sul valore delle azioni del 53%. Nonostante le potenzialità e il valore aggiunto della donne nei cda delle aziende arabe, il numero delle donne top manager e di quelle presenti nei consigli d'amministrazione rimangono ancora bassi. Nei paesi del Golfo, su 4.254 consiglieri sono solo 63 i posti riservati alle donne. Con lo 0,1% , l'Arabia Saudita è il Paese arabo con il tasso di rappresentazione rosa nel cda più basso in medio oriente. Con rispettivamente il 2,7% e il 2,3 % il Kuwait e l'Oman sono i paesi dove le donne consigliere sono più rappresentate. In Kuwait invece, ci sono 30 donne su 1,101, mentre in Oman 21 su 905. Seguono Dubai con l'1,2%, il Bahrain con l'1% e il Qatar con l'0.3%. Negli Stati Uniti la rappresentanza rosa nei board è del 13,6%, in Norvegia è del 22%.


Nel mondo professionale e imprenditoriale femminile arabo si stanno sviluppando nuove dinamiche e trend molto interessanti. Innanzitutto ci sono due tipi di business woman. La prima è rappresentata dalle titolari di capitale accumulato senza lavorare ( le tipiche casalinghe saudite pagate per stare a casa o per viaggiare) o per ricchezza ereditata. E' un tipo di investitrice sofisticata che capitalizza la sua ricchezza soprattutto con la compravendita di azioni o di immobili. Non a caso, l'anno scorso, 18 milioni di azioni del Nasdaq Dubai sono state comprate e vendute da investitrici donne. L'altro tipo di manager araba è colei che lancia un nuovo business oppure si siede nel consiglio di amministrazione di un grosso gruppo in seguito all' acquisizione di una rilevante quota del pacchetto azionario. In altre parole, quando la business woman araba si trova dei filtri o delle barriere che la tengono fuori dal management, invece di entrare nel cda attraverso il merito, si conquista un posto da consigliera tramite l'acquisto delle azioni. Le donne arabe dispongono di grandi asset, soprattutto capitali liquidi. Negli Emirati, le donne controllano ricchezze che valgono 245 miliardi di dollari e che diventeranno 385 nel 2011. Le più ricche sono le saudite con 11 miliardi di dollari. Il 30% dei conti correnti del regno saudita sono intestati alle signore.


Contrariamente ai pregiudizi sulle condizioni economiche delle donne musulmane, lo statuto islamico sull'eredità avvantaggia più il portafoglio delle mogli e delle figlie rispetto a quello degli uomini. Il guadagno facile conseguito dai patrimoni ereditati dai parenti, quelli ottenuti grazie alle doti matrimoniali o alla buona uscita dei divorzi non deve far svalutare la capacità imprenditoriali delle donne arabe. L'anno scorso, uno studio di Barclays (Barclays Wealth Survay) ha rilevato come le donne arabe siano le più pratiche al mondo nella gestione di fondi di investimento e le più confidenti negli investimenti immobiliari e nella pianificazione pensionistica. All'università Americana di Beirut, negli anni ottanta, solo il 15% degli studenti in materie finanziarie erano donne. Oggi sono la metà. Secondo la ricerca intitolata "Women Business Owners in the UAE ( Le imprenditrici proprietarie negli Emirati) promossa dall'International Finance Corporation, la maggior parte delle imprenditrici negli Emirati Arabi hanno lanciato i loro business (come saloni di bellezze, agenzie per l'organizzazione di feste matrimoniali, e studi di interior design), senza richiedere prestiti bancari ma investendo i loro risparmi. Alla fine, nei paesi più conservatori, gli investitori più audaci sono le donne.

martedì 17 febbraio 2009

Città senz'auto: un futuro possibile, ma l'Italia è indietro

A Milano, per far posto alle 800mila auto che arrivano ogni giorno da fuori, più le 820mila auto di proprietà dei residenti, in tutto si dedicano alla sosta oltre 16 milioni di metri quadrati. Come 2.250 campi da calcio, quasi il 10% del territorio cittadino.

Illustriamo diversi progetti internazionali. Il sistema di trasporto di Berlino è un esempio di come «un'efficiente rete di trasporti possa ridurre la necessità di usare l'automobile». Madrid, organizzata in maniera multinucleare, ovvero con diversi centri, raggiunge un obiettivo simile. C'è poi Los Angeles: «Città dell'auto per eccellenza che però sta incrementando il trasporto su rotaia».

lunedì 16 febbraio 2009

Obama e la ricerca

"Ritengo che faremo presto qualcosa su questo. Il presudente sta valutando su questo fatto proprio ora", ha detto a "Fox News Sunday" il consigliere di Obama David Axelrod.
Nel 2001 Bush impose una limitazione dei finanziamenti federali alla sola ricerca sulle cellule staminali degli embrioni umani già esistenti. Si era trattato di una decisione per accontentare i suoi sostenitori cristiani conservatori che ritengono che la ricerca sulle cellule staminali embrionali distrugga delle vite potenziali, perché le cellule devono essere estratte da degli embrioni umani.
Le cellule staminali embrionali sono le cellule umane di base che possono trasformarsi in qualunque tipo di cellule del corpo.
Gli scienziati ritengono che la ricerca potrebbe produrre delle terapie per una varietà di malattie, fra le quali il morbo di Parkinson, il diabete, disturbi di cuore e lesioni spinali.
Obama si è impegnato in campagna elettorale di togliere il divieto imposto da Bush e nel suo discorso inaugurale del mese scorso ha promesso che avrebbe fatto tornare la scienza al posto che le compete negli Stati Uniti.

sabato 7 febbraio 2009

facebook: ricavi sotto le attese

Il fenomeno del Web del momento ha compiuto in questi giorni cinque anni. Facebook nasceva infatti nel febbraio del 2004 dall'intuizione di Mark Zuckerberg - non un ingegnere della Silicon Valley bensì un facoltoso e assai capace studente diciannovenne della Harvard University - e di Dustin Moscovitz e Chris Hughes. La ricorrenza per il sito di social networking più famoso al mondo, creato come rete virtuale per mantenere i contatti tra ex compagni di classe, ha due facce. Quella splendente dei suoi adepti, ormai oltre 150 milioni in tutto il mondo, ognuno dei quali con una media di 120 "amici" con i quali chattare e altro on line, e quella triste di un fatturato che stenta a decollare, visto e considerato che i 210 milioni di dollari di ricavi stimati per il 2008 (e i 230 milioni previsti dalla società di ricerca eMarketer per quest'anno) sono poco cosa rispetto ai numeri che muove Facebook. Che sono fra gli altri i seguenti: tre miliardi di minuti di accesso giornaliero a tutti i siti del network mentre, 850 milioni di nuove fotografie caricate ogni mese, un'audience in aumento del 127% (dati ComScore).Facebook ha sbancato ovunque – in Italia i suoi utenti sono ormai sei milioni (il 30% della popolazione Internet del Bel Paese – ed è globalmente riconosciuto come la massima espressione del Web 2.0. Eppure i suoi 800 dipendenti devono sperare in una veloce inversione di tendenza quanto a capacità di generare ricavi e conseguentemente utili: le entrate pubblicitarie sono quelle che sono e a pagare il conto delle grandi risorse informatiche necessarie per far funzionare l'attività di milioni e milioni di "amici" sono i soldi di fatto i soldi degli investitori (Microsoft, che ha una quota dell'1,6% della società fra questi). Senza scomodare Google, Yahoo! e Msn, la rivale MySpace ha un giro d'affari quasi triplo rispetto a Facebook (585 milioni di dollari di entrate nel 2008 e una previsione di 630 milioni quest'anno) in un mercato, quello del social network advertising, che si presuma possa arrivare nel 2009 a quota 2,8 miliardi di dollari su scala mondiale. Gli analisti finanziari continuano a valutarla dai 15 ai 20 miliardi di dollari ma di sbarco in Borsa – se n'è parlato a più riprese – al momento non se ne parla. In attesa di spegnere la sesta candelina in onore della sua creatura, Zuckerberg ha comunque ben donde di essere al settimo cielo: il suo patrimonio personale, secondo la rivista Forbes, oggi 24enne, è di circa 1,5 miliardi di dollari.

venerdì 6 febbraio 2009

opus dei

La prelatura personale della "Santa Croce e Opus Dei", in forma abbreviata "Opus Dei" (letteralmente, "Opera di Dio"), fu fondata nel 1928 da Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975), sacerdote spagnolo canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2002. A seguito del Concilio Vaticano II l'istituto della prelatura personale entrò nell'ordinamento canonico, e tale status è stato acquisito dall'Opus Dei mediante la Costituzione apostolica "Ut sit", del 28 novembre 1982. Oggi l'Opus Dei è l'unica prelatura personale della Chiesa cattolica.
Secondo le parole del suo fondatore, la sua principale finalità è diffondere ovunque una "viva consapevolezza della chiamata universale alla santità e all'apostolato nella vita quotidiana, in particolar modo nell'esercizio del lavoro professionale e su una pratica di vita ispirata da un costante spirito di mortificazione".

Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei
L'origine del nome dell'istituzione è infatti legato alla volontà di contribuire, mediante il lavoro degli uomini (opus hominis), alla salus animarum (salvezza delle anime), fine dell'ordinamento della Chiesa, e, dunque, al disegno di Dio in Terra (opus dei).
Gli 85.000 fedeli, uomini e donne, che fanno parte dell'Opus Dei, per quanto riguarda i fini specifici della Prelatura sono guidati da un prelato eletto da un Congresso generale elettivo e successivamente confermato dal Papa (dal 1994 è monsignore Javier Echevarría, succeduto a mons. Álvaro del Portillo, morto in quell'anno, e primo successore del fondatore).
Secondo il Codice di Diritto Canonico del 1983, le Prelature personali sono composte da presbiteri, diaconi e da laici.
Le finalità dell'Opus Dei, secondo quanto enunciato dalla stessa, riguardano tre "dimensioni":
umana (sviluppo delle virtù e dei talenti, amicizia e condivisione, anche dei beni materiali, che può arrivare in taluni casi anche al lascito testamentario[senza fonte]);
professionale (aiuto nello studio attraverso le opere apostoliche per studenti, promozione di centri di formazione professionale come ad esempio un centro ELIS a Roma[1], l'Accademia del Castello a Cagliari o le diverse opere nei paesi in via di sviluppo);
spirituale e dottrinale (secondo i contenuti e le modalità proprie della Chiesa cattolica e da essa approvate).

Per taluni l'Opus Dei è un'organizzazione che, per determinati aspetti del suo modus operandi, è qualificabile come setta[9]. Ad esempio vengono criticate, anche nel mondo cattolico (vedi nota su iniziativa del Cardinale londinese Basil Hume e rapporto del superiore dei Gesuiti), le sue spregiudicate tecniche di proselitismo impieganti club giovanili e centri di aiuto allo studio non operanti apertamente con il suo nome (in Italia sotto le insegne del Faes e della Fondazione Rui) ma dove operano, apparentemente nelle vesti di "tutor" ma, in realtà, ai fini del reclutamento, numerari dell'Opus Dei istruiti proprio a tale compito.
L'Opus Dei è stata anche criticata per il fatto di promuovere una visione della fede cattolica conservatrice ed ostile alle novità introdotte dal Concilio Vaticano II, anche se è stato rilevato da fonti autorevoli come il pensiero di Josemaría Escrivá abbia anticipato di diversi anni le conclusioni raggiunte dal Concilio Vaticano II in materia di ruolo dei laici nella Chiesa e di chiamata universale alla santità, come riconosciuto da Papa Giovanni Paolo I [10]. Altre critiche riguardano alcune pratiche di vita ritenute antigieniche, come la mortificazione corporale praticata dai membri numerari, il presunto ostracismo verso chi fuoriesce dall'Opus Dei e alcuni casi di patologie mentali sviluppati tra i numerari e le numerarie che vivono per molti anni nelle case dell'Opus Dei.

In base ad alcuni rapporti provenienti dalla Spagna, il superiore generale dei Gesuiti, p. Wlodimir Ledochowski (18661942), ha riferito al Vaticano che considerava l'Opus Dei "molto nocivo per la Chiesa in Spagna". Egli ne descrisse le caratteristiche di "segretezza" e ne vide dei "segni di una inclinazione mascherata a dominare il mondo con una forma particolare di massoneria cristiana"[11]. Questa critica, dall'interno di alcuni ambienti ecclesiastici ("l'opposizione dei Buoni" come venne definita da Escrivá; secondo Escrivá, la grande ostilità dei gesuiti era «illogica»[12]), è considerata la radice delle critiche recenti provenienti dalle fonti più disparate. Questa, almeno, è la conclusione di molti autori, incluso John L. Allen, Jr., un giornalista americano della CNN cattolico ed esperto vaticanista[13].
Nel 1981 il cardinale Basil Hume, arcivescovo di Westminster, dopo un'accurata indagine, scrisse alcune "Raccomandazioni per la futura attività dei membri dell’Opus Dei nella diocesi di Westminster" in cui redarguiva l'Opera in relazione alle sue attività di reclutamento tra i più giovani e poneva alla stessa forti limiti e regole a cui attenersi nel reclutamento di nuovi membri. [14]
Per taluni critici, tra cui numerosi ex membri riuniti nell'Opus Dei Awareness Network e Opuslibros.org, l'Opus Dei ha tutte le caratteristiche e il modus operandi di una setta[senza fonte]. Nel 1997 il Parlamento belga ha sollecitato un rapporto sulle sette: l'Opus Dei è rientrata nell'elenco dei gruppi che la Commissione parlamentare d'inchiesta ritiene pericolosi per l'azione di reclutamento effettuata nei confronti degli adolescenti e per gli episodi di manipolazione psicologica segnalati da molte famiglie belghe

scientology

Scientology è un movimento a sfondo religioso fondato da L. Ron Hubbard nel 1954. Secondo fonti interne, al 2005 conterebbe otto milioni di praticanti [1], ma fonti esterne riducono la cifra a circa cinquecentomila [2].
Che sia corretto definire Scientology una religione è argomento di dibattito. Giuridicamente, lo status di religione viene accordato a Scientology solo da alcune nazioni (per esempio Stati Uniti e Australia); in Europa la tendenza generale è quella di considerarla una "organizzazione", un "movimento", un "culto", una "setta", ma non una "chiesa".
Il quartier generale si trova nella cittadina statunitense di Clearwater. Dopo la morte di Hubbard nel 1986 (o, secondo la credenza diffusa in Scientology, dopo la sua volontaria decisione di abbandonare la Terra) il movimento è guidato da David Miscavige.
Essenzialmente, Scientology afferma che le reali potenzialità dell'essere umano (visto come un essere spirituale immortale che, continuamente, dopo ogni morte si trova forzato a prendere possesso di un nuovo corpo), sarebbero molto superiori a quelle che normalmente usa, e comprenderebbero il potere di guarire dalle malattie con la sola forza del pensiero (poiché il 90% di esse sarebbe solo psicosomatico), il controllo cosciente di ogni parte del corpo e la facoltà di abbandonare il corpo fisico per vagare nello spazio in forma incorporea.
Gli esseri umani non avrebbero normalmente accesso a queste facoltà a causa di crimini commessi (gli atti overt) o di traumi fisici e mentali subiti sia nella vita attuale che in quelle precedenti;

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martedì 3 febbraio 2009

Batteri energetici


Trovare un modo per mettere al lavoro i batteri, come fossero microscopici animali da soma per sfruttare l'energia del loro movimento. E farlo nel modo più semplice possibile, in modo da renderne fattibile l'uso in apparati ad alta miniaturizzazione. È la direzione indicata dal risultato del lavoro dei ricercatori di Infm-Cnr (pubblicata sulle Physical Review Letters) che simulando sistemi di batteri in soluzione hanno individuato un modo per creare 'motori batterici' dal funzionamento prevedibile, costante, ed in grado di avviarsi senza intervento umano.Curiosità scientifica fino a pochissimo tempo fa, i motori batterici sono diventati un campo di intensa ricerca da quando nel 2006 se ne è dimostrata la fattibilità in Giappone: i ricercatori sperano di poterne sfruttare le potenzialità in un futuro prossimo, per alimentare tutta una serie di apparecchi microscopici, come impianti micromedicali o nanodispositivi ancora tutti da inventare, per i quali i motori batterici potrebbero fornire una fonte di energia economica e di dimensioni ridottissime.Un motore batterico è composto, oltre che di microrganismi, di due altri ingredienti: la soluzione in cui sono immersi, e particolari microingranaggi che i batteri possono mettere in movimento. È proprio da questi ingranaggi (come dall'albero di un motore automobilistico) che si progetta di estrarre energia. E le difficoltà per farlo nel modo più semplice possibile sono state superate da Luca Angelani, del laboratorio Smc di Infm-Cnr, e Roberto di Leonardo e Giancarlo Ruocco, del laboratorio Soft di Infm-Cnr. Se nel 2006 si sono utilizzati batteri geneticamente modificati e microingranaggi con leganti biochimici, con costi altissimi e rese bassissime, oggi grazie al loro lavoro si inverte il risultato: costi azzerati, e rendimento moltiplicato.La soluzione consiste nell'utilizzo di microingranaggi di una particolare forma asimmetrica, con denti di lunghezze differenti e orientati nella medesima direzione, simili a stelle lievemente sbilenche. È sufficiente immergere questi ingranaggi in una soluzione di batteri, perché questi ultimi col loro movimento spontaneamente li facciano girare a velocità costante (nella simulazione, batteri di escherichia coli imprimevano ai microingranaggi una velocità costante di due giri al minuto). La somma di batteri e ingranaggi asimmetrici è l'unica vincente: particelle inanimate soggette al moto casuale non causano il movimento, e lo stesso accade per batteri al "lavoro" su ingranaggi simmetrici.I ricercatori hanno identificato il modo più semplice per 'costringere' i batteri a compiere lavoro utile da cui estrarre energia. Alcune applicazioni resteranno certo fantasia (i calcoli, ad esempio, suggeriscono che con i batteri presenti in un metro cubo di soluzione si può generare potenza sufficiente per accendere una normale lampadina), ma moltissime altre possono venire immaginate: che siano apparecchiature mediche, di misurazione, controllo o altro, la strada è aperta perché i batteri possano alimentare i microdispositivi del futuro.

lunedì 2 febbraio 2009

buona notizia/cattiva notizia


BUONA NOTIZIA
L'inaugurazione dell'alta velocità tra Milano e Bologna ha convinto gli italiani a considerare il treno con occhio più benevolo. Lla vendita di biglietti è aumentata di oltre il 30 % con risultati ancora più lusinghieri per quanto riguarda la prima classe.
LA CATTIVA NOTIZIA
per arrivare da Palermo a Catania, 200 km di binari, sono necessarie 5 ore. Ma neanche al Nord si può sorridere, perchè qui si concentrano grandi masse di pendolari che ogni giorno devono raggiungere il luogo di lavoro nelle maggiori aree metropolitane del Paese e usufruiscono di un servizio non solo lento, ma anche di pessima qualità. Le linee che portano i pendolari a Milano, per esempio, già oggetto di numerose proteste, sono finite nel mirino addirittura della Asl, che ha invitato il Comune a varare un'ordinanza per il ripristino di condizioni igieniche sopportabili.

lunedì 26 gennaio 2009

finanza-26 Gennaio 2009

Partenza contrastata per le piazze finanziarie europee, che poi, all'insegna della volatilità, hanno riguadagnato a metà mattina il territorio positivo, con Milano +0,22% Mibtel e +0,38% S&P/Mib.Questa mattina erano partite in positivo Zurigo, Amsterdam e, di misura, Londra, mentre le altre (tra cui Parigi e Francoforte) erano in rosso. Segnali non positivi dal comparto delle materie prime e delle costruzioni. In arretramento gli automobilistici. Acquisti sugli assicurativi.E tra questi ultimi la olandese Ing ha segnato un balzo del 15%, dopo l'annuncio che l'amministratore delegato Michel Tilmant lascerà il gruppo e il taglio di 7 mila posti di lavoro. Ing chiuderà il trimestre con la seconda perdita consecutiva, pari a 3,3 miliardi di euro. A livello europeo lo sprint più deciso è però quello di Barclays, che vola del 24,8% dopo aver annunciato che l'investment bank e le attività di Lehman Brothers nel Nord America acquistate l'anno scorso stanno registrando utili, e che la crescita nei ricavi compenserà le ingenti svalutazioni, scongiurando la necessità di raccogliere capitaliA Milano tra gli assicurativi partenza difficile per Fonsai, incerte Mediolanum e Alleanza, mentre il settore bancario ha ripreso slancio (ma resta in rosso il Banco Popolare) dopo un avvio contrastato. Indicazioni positive arrivano da big come UniCredit, Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Fanno decisamente meglio del listinoanche Ubi Banca (+1,95%) e Bpm (+1,71%) nonostante il taglio di target arrivato da Citi che ha indicato a 4 euro (da 4,1) il prezzo obiettivo per la banca milanese e a 11,5 euro (da 14) quello per la banca bresciano-bergamasca.Nel fine settimana il presidente di Bpm Roberto Mazzotta ha escluso possa venir cancellata la distribuzione dei dividendi agli azionisti, dicendo tra l'altro di guardare con attenzione ai Tremonti-bond. Il direttore generale Fiorenzo Dalu ha detto in un'intervista al Sole 24 Ore che il quarto trimestre del 2008 avrà utili in linea con il resto dell'anno. Nell'editoria avvio difficile per l'Espresso (-4,26%) e per Seat Pagine Gialle (-1,39%). A Milano subito in negativo di quasi il 3% il titolo Fiat: due banche d'affari ha ridotto il prezzo obiettivo assegnato al gruppo. Morgan Stanley ha tagliato il target price da 2,4 a 1,95 euro, mentre Cheuvreux lo ha ridotto a 5,2 euro (era a 8,8). I corsi hanno poi imboccato la strada della volatilità risalendo a 0,34% a 3,66 euro poco dopo le ore 10.Euro in recupero nei confronti del dollaro e della sterlina in avvio di settimana. Dopo aver toccato venerdì i minimi delle ultime sei settimane, la moneta unica si attesta sugli 1,29 dollari in apertura dei mercati continentali e segna 1,2907 (1,2826 venerdì). Stabile l'euro/yen a quota 114,52 (114,53), mentre si mostra ancora debole la divisa britannica. Un euro vale 0,9474 pound(0,9380).

mercoledì 14 gennaio 2009

Kettlebells-punti di forza

Grazie hai Kettlebells potrete allenare molteplici qualità fisiche del vostro corpo, tra cui
L'allenamento con i kettlebell è tra i modi migliori per sviluppare tutte le qualità fisica, nessuna esclusa.Infatti lavorando in modo e con esercitazioni specifiche è possibile incrementare:
Forza: ossia la capacità di opporsi ad una resistenza esterna tramite una contrazione muscolare
Potenza: la capacità di produrre la massima forza nel minor tempo possibile
Velocità: la capacità di svolgere un gesto nella minor frazione di tempo
Flessibilità: la capacità di compiere gesti con l'impiego dell'escursione articolare più ampia possibile sia in forma attiva che passiva.
Coordinazione: l'abilità di gestire nello spazio le varie parti del corpo in base alle diverse situazioni
Resistenza muscolare: la capacità di protrarre nel tempo una prestazione fisica
Resistenza cardiovascolare:
la capacità del cuore di irrorare e sostenere il lavoro dei muscoli coinvolti nel gesto sportivo.

Il kettlebell, detto anche Girya, è semplicemente una palla di ghisa con una maniglia.Come sostine Pavel Tsatsouline, un kettlebell è " una palla di cannone con una maniglia. È una palestra completa che si tiene in una mano." E' nessuna frase è più vera che questa!
E' un attrezzo antichissimo, pensate che le prime versione rudimentali erano già presenti tra i monaci di Shaolin che le utilizzavano per migliorare forza e resistenza muscolare.I kettlebells furono per molto tempo gli unici strumenti d'allenamento in Russia, utilizzati sia a livello scolastico, sia nell'allenamento sportivo e soprattutto per l'addestramento e l'allenamento dell'esercito russo.Al giorno d'oggi i Girya sono utilizzati da numerosissimi preparatori fisici per allenare i propri atleti, utilizzati nell'allenamento delle forze armate e di squadre speciali di diversi paesi e da un infinità sempre crescente di appassionati di allenamento per mantenersi e migliorare la propria condizione fisica.In Italia sono arrivati da poco e sono rivolti principalmente a squadre sportive, preparatori atletici e veri appassionati d'allenamento. Ma per i più sono oggetti sconosciuti, colpa molto dei media e di chi deve fare corretta informazione. E sapete il perché? Semplice, il loro costo non è elevatissimo e funzionano realmente, pochi ci guadagnerebbero e quindi molto meglio vendere per miracolate pedane vibranti, elettrostimolatori, attrezzi del momento, ecc…, ecc…


Il kettlebell risulta uno strumento d'allenamento ideale per chi desidera essere più forte, più esplosivo, più resistente, apparire più tonico e perdere quel chili di troppo. Tutti possono usufruire delle potenzialità dei kettlebells. Allenarsi con i Girya è estremamente faticoso ma i risultati che ne deriveranno sono fantastici e incredibili. Ideali per chi a poco tempo di andare in palestra e per chi desidera allenarsi nella tranquillità di casa propria o nel parco sotto casa. Basta comprare due kettlebells del peso adatto e si può da subito iniziare ad allenarsi.
Il peso del kettlebell viene calcolato con una vecchia unità di misura russa chiamata "Pood". Una kettlebell di 1 Pood equivale a 16 kg. Generalmente i kettlebell si trovano del peso di 4, 8, 12, 16, 24 e 32 kg. Esistono anche versioni di 48 kg, denominati "bulldog".
Per scegliere il kettlebell del peso giusto, in base al proprio livello di condizione fisica consultate la tabella seguente, i pesi sono espressi in Kg:

giovedì 8 gennaio 2009

Financial Times, no a colosso Unicredit-Mediobanca-Generali

La creazione di un colosso finanziario Unicredit-Mediobanca-Generali, per quanto «politicamente attraente per alcuni», creerebbe «una nuova enorme concentrazione di potere aziendale» e «potrebbe non essere nell'interesse del Paese», oltre che dei componenti del nuovo gigante. Lo scrive sul Financial Times Paul Betts che, in un commento dal titolo "La discutibile logica di un colosso finanziario italiano", mette in guardia contro l'ipotesi di fusione tra Unicredit, Mediobanca e Generali di cui si è parlato sulla stampa italiana.«L'Italia si è sempre lamentata della sua mancanza di campioni nazionali di portata veramente globale», esordisce Betts nella sua rubrica "European View". Certo, il Paese ha una buona rete piccole e medie imprese «ma una nazione industrializzata ha bisogno anche di grandi gruppi multinazionali per sostenere il suo sistema economico e l'Italia può vantarne solo una manciata». Tra questi, Eni ed Enel, il gruppo Fiat, la Finmeccanica e Telecom Italia, ora «assai indebolita». Il consolidamento nell'industria bancaria ha creato due grandi banche, Intesa, soprattutto nazionale, e Unicredit, «paneuropea, almeno fino alle recenti difficoltà». «Ogni lista sarebbe incompleta senza Generali, uno dei tre principali assicuratori d'Europa».Ora «sembra» che ci siano tentativi di ravvicinare Unicredit, Mediobanca e Generali. Indubbiamente, secondo Betts, i tre insieme potrebbero formare uno dei più grandi conglomerati finanziari d'Europa. Secondo indiscrezioni pubblicate sulla stampa italiana, spiega, gli azionisti di controllo di Unicredit e Mediobanca avrebbero esaminato se una fusione tra le due banche sia possibile. «Le due parti hanno fin qui smentito di avere considerato anche informalmente una mossa del genere, ma nessuno crede loro davvero». Unicredit è il maggiore azionista di Mediobanca, con l'8,7%, ricorda il Financial Times. Un tempo considerata come la banca italiana più internazionale e meglio gestita, «Unicredit e il suo amministratore delegato, Alessandro Profumo, sono caduti dal piedistallo» in seguiti a «errori di valutazione» nella gestione della crisi finanziaria. Ora Unicredit sta rafforzando il suo capitale di base con la vendita di asset e ha lanciato un'emissione di 3 miliardi di euro di strumenti convertibili. «Se il capitale di base dovesse avere bisogno di ulteriore rafforzamento, allora una fusione con Mediobanca potrebbe essere un'opzione. La banca d'investimento milanese ha retto bene durante la crisi creditizia, ma potrebbe cominciare a sentirla». Mediobanca, ricorda Betts, ha recentemente lanciato attività bancaria al dettaglio per raccogliere fondi a buon mercato e ha ampliato il credito al consumo. «Ma queste mosse difficilmente faranno la differenza nel breve termine e la banca potrebbe essere tentata di rafforzare il suo finanziamento agganciandosi all'estesa rete al dettaglio di Unicredit». In ogni caso, «se effettivamente le due parti stanno discutendo, deve essere conveniente per entrambi farlo».«Supponendo che Unicredit e Mediobanca stiano discutendo una possibile fusione – si legge ancora sul Financial Times -, la concentrazione coinvolgerebbe anche Generali». Mediobanca è l'azionista centrale del gruppo assicurativo, con il 15%, mentre Unicredit possiede una quota più piccola, anche se ha detto che potrebbe venderla. «Non ci vuole molta immaginazione a ipotizzare una fusione tripartita tra Unicredit, Mediobanca e Generali», scrive Betts, avvertendo dei rischi di un matrimonio del genere. L'opinionista cita la lezione della recente crisi, che ha insegnato quanto sia pericoloso creare grandi conglomerati finanziari che mescolano insieme business «non familiari». Allianz, il rivela tedesco di Generali, «ha rimpianto amaramente la sua fusione con Dresdner, che ora sta scaricando a Commerzbank». «Fortis, Dexia e altre vittime della crisi hanno mostrato i limiti del modello "bancassurance"». «Aig è stata trascinata giù non tanto dal suo business assicurativo ma dalla sua unità bancaria che ha investito in prodotti subprime».

Aziende più antiche al mondo: sei su dieci sono italiane

La classifica di Family Business: prima una locanda giapponese del 718, la Houshi Onsen.
MILANO - C'è un campo in cui le imprese italiane eccellono nelle classifiche mondiali. E' quello dell'anzianità di fondazione dove le nostre imprese familiari conquistano ben 6 posti tra le prime dieci. Sono 13 però complessivamente le industrie del made in Italy presenti nella classifica di anzianità stilata da Family Business, una rivista americana specializzata proprio in aziende familiari, dove la Pontificia Fonderia Marinelli, che dall'anno mille produce campane, conquista il secondo posto.

LE PRIME DIECI - In testa alla classifica 2008 rimane saldamente in testa ancora una volta una realtà giapponese, che però non è più la Kongo Gumi, società attiva nella costruzione di templi buddisti nata nel 578, ma rea di aver ceduto alle lusinghe del mercato, visto che nel 2006 è stata acquisita dal gigante dell'edilizia Takamatsu. Nell'aggiornamento della graduatoria da poco pubblicata, infatti, la vetta è stata conquistata da Houshi Onsen, l'albergo-struttura termale guidato dalla stessa famiglia dal 718, quando fu fondato, secondo la leggenda, da un monaco buddista nel luogo indicato dal dio del Monte Hakusan. La genesi delle imprese nostrane presenti in classifica sarà forse dai connotati meno spirituali, ma quanto ad antichità anche il made in Italy ha qualcosa da dire. La Pontificia Fonderia Marinelli, nata nell'anno mille ad Agnone (Isernia), come fonderia delle campane del Papa, conquista il podio ex equo con la cantina Chateau de Goulaine. Nata, come la storica cantina francese, nell'anno mille, la Marinelli usa ancora le antiche tecniche. Le sue campane risuonano ormai in tutto il mondo, da New York a Pechino, da Gerusalemme al Sud America, fino alla Corea. I dipendenti sono solo 20 e tra loro ci sono ancora cinque membri della famiglia Marinelli, con Pasquale direttore operativo. Per trovare un'altra impresa italiana basta scendere al quarto posto, dove si piazza la Barone Ricasoli, storico produttore di vino e olio d'oliva nato a Siena nel 1141, guidato da Francesco Ricasoli. Subito dopo, al quinto posto, ecco un nome storico del vetro, la Barovier & Toso, di Murano (Venezia): dopo essere stata fondata nel 1295, l'azienda è giunta ormai alla ventesima generazione dei Barovier che, nel 1936, si fusero con i Toso. Scendendo lungo la classifica si incontrano poi due aziende fiorentine. In ottava posizione c'è la Torrini, l'impresa produttrice di gioielli fondata dal capostipite Jacopo nel 1369 e in nona la Antinori, che produce vino a partire dal 1385. Per la decima in graduatoria ci si sposta in Veneto: è la Camuffo di Portogruaro (Venezia), impresa costruttrice di imbarcazioni nata nel 1438 nel porto veneziano di Khanià a Creta. Dalla fondazione, per mano di El Ham Muftì, ha venduto barche tra l'altro a Maometto II, alla Repubblica di Venezia, e perfino a Napoleone.
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LE ALTRE - Le ceramiche di Grazia Deruta, azienda attiva a Torino dal 1500, hanno conquistato, oltre al mercato degli Stati Uniti, anche la dodicesima posizione. L'azienda è tallonata dalla Pietro Beretta, lo storico produttore di armi di Gardone (Brescia), capace tra l'altro di piazzare la mitica rivoltella tra le mani della spia più famosa del mondo, James Bond. Dopo questa pattuglia che si piazza nelle prime posizioni, occorre scendere fino al trentunesimo posto per trovare un'altra azienda del Made in Italy. È la Cartiera Mantovana, fondata nel 1615 dalla famiglia Marenghi, tuttora guidata da Cristina Marenghi e figli. Tutte nate nel '700 sono le ultime italiane che affollano la classifica di Family Business: la calabrese Amarelli Fabbrica de Liquirizia di Rossano Scalo (1731), la laneria Fratelli Piacenza di Pollone, in provincia di Biella (1733), la Fonderia Daciano Colbachini di Padova (1745), il Lanificio Conte di Schio (1757).

Perde lo scuolabus, bambino di sei anni prende l'auto della mamma e va a scuola

Ora una notizia un po' divertente e altrettanto curiosa, avvenuta in America.
Il piccolo ha guidato per 15 km prima di fermarsi contro un cartello stradale. Nessuna ferita ma molta paura.

WASHINGTON - «Mamma ho perso lo scuolabus». Questa volta non è un film e il finale a lieto fine è solo il frutto di una fortunata coincidenza. Un bimbo di 6 anni che in Virginia aveva perso lo scuolabus, piuttosto che fare tardi a scuola ha deciso di servirsi da solo dell'auto della madre: ha guidato per una quindicina di chilometri su strade affollate prima di fermarsi contro il palo di un cartello stradale.

Notizia completa:
http://www.corriere.it/cronache/09_gennaio_07/bus_bambino_sei_anni_auto_scontro_d2887af8-dce3-11dd-8a8f-00144f02aabc.shtml

Universitario ucciso in biblioteca

Il ragazzo è stato accoltellato sia al petto che al collo. Era andato a ritirare un libro

TRENTO - È stato accoltellato il giovane trovato agonizzante mercoledì pomeriggio all'ingresso della biblioteca comunale di Grigno, in Trentino, e morto poco dopo all'ospedale. Lo confermano i carabinieri. La vittima è Luigi Del Percio, 29 anni, residente a Trento e studente universitario a Perugia. Il giovane si era recato nel pomeriggio a Grigno, in Valsugana, per ritirare un libro prenotato grazie al prestito interbibliotecario. Secondo le prime testimonianze è stato visto sulle scale e poi cadere a terra in una pozza di sangue. Dopo i primi soccorsi è stato trasportato con l'elicottero di Trentino Emergenza all'ospedale S.Chiara di Trento dove i medici hanno tentato di salvargli la vita, vanamente. Troppo gravi erano le lesioni provocate da più colpi di arma da taglio, sia al petto che al collo. I carabinieri stanno ora raccogliendo una serie di testimonianze che potrebbero chiarire gli aspetti ancora poco chiari della vicenda. Nello stesso tempo gli inquirenti sono impegnati nel ricostruire la vita privata del giovane, per trovare elementi utili alle indagini. Il lavoro dei carabinieri prosegue col vaglio di alcune testimonianze raccolte. Gli investigatori non forniscono particolari sulle coltellate subite da Del Percio e mantengono il riserbo sul fatto che l'arma del delitto sia stata o meno ritrovata, mentre sembra siano invece impegnati a seguire una pista emersa proprio dalle indicazioni fornite da persone sentite nel pomeriggio. L'episodio era avvenuto poco dopo le 14 e a dare l'allarme erano stati dei passanti, che avevano visto lo studente crollare a terra, al fondo delle scale della biblioteca. Del Percio a Grigno era arrivato in treno da Trento, pare viaggiando da solo.

Tettoia crolla per la neve, muore 46enne

Milano, a causa del crollo di una tettoia provocato dalla neve. L'uomo era uscito sul balcone, forse per controllare i danni, quando la tenda parasole, appesantita dai chili di ghiaccio e neve, non ha retto ed è crollata trascinando con sé anche una parte di muratura: un pilastrino, calcinacci e grossi pezzi di cemento che hanno ferito in modo gravissimo il 46enne. A darne notizia è stata l'Azienda Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia. Sul posto sono intervenuti i medici del 118 e i vigili del fuoco che non hanno potuto far altro che constatare il decesso.Milano, a causa del crollo di una tettoia provocato dalla neve. L'uomo era uscito sul balcone, forse per controllare i danni, quando la tenda parasole, appesantita dai chili di ghiaccio e neve, non ha retto ed è crollata trascinando con sé anche una parte di muratura: un pilastrino, calcinacci e grossi pezzi di cemento che hanno ferito in modo gravissimo il 46enne. A darne notizia è stata l'Azienda Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia. Sul posto sono intervenuti i medici del 118 e i vigili del fuoco che non hanno potuto far altro che constatare il decesso.

APERTA UN'INCHIESTA - La Procura di Milano ha avviato un'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti. Il pm titolare dell'inchiesta è Letizia Mannella, che ha disposto l'autopsia sul corpo dell'uomo. Secondo la ricostruzione, avallata anche dai vigili del fuoco, l'uomo sarebbe uscito sul terrazzino avendo sentito un primo rumore, probabilmente il crollo del leggero soffitto a cannette che formava la tettoia, e sarebbe stato travolto dal crollo di un pilastrino del muro perimetrale.

sabato 3 gennaio 2009

il film più noioso dell'anno 2009

Ieri sera ho visto questo film, noioso come pochi (forse anche il più noioso e lento): Non è un paese per vecchi. In particolare sto cercando su internet il significato che non ho colto (o forse è talmente banale e sconnesso dal film che non l'ho colto...). In ogni caso, se riuscissi a trovare il signficato del film, rimarrei dell'opinione che certi film non vanno visti, per l'estrema noia che suscitano....commento di un'amica: "la cosa più bella di questo film è la barra del mediaplayer che avanza"

spero di non offendere nessuno con questo mio post (de gustibus..), in ogni caso rimane un mio parere. Nonostante i premi ricevuti è un film per nulla avvincente

recensione (mymovies):

Llewelyn Moss trova, in una zona desertica, un camioncino circondato da cadaveri. Il carico è di eroina e in una valigetta ci sono due milioni di dollari. Che fare? Llewelyn è una persona onesta ma quel denaro lo tenta troppo. Decide di tenerselo dando il via a una reazione a catena che neppure il disilluso sceriffo Bell può riuscire ad arginare. Moss deve fuggire, in particolare, le 'attenzioni' di un sanguinario e misterioso inseguitore. Ispirato al romanzo del Premio Pulitzer Cormac McCarthy il nuovo film dei Coen conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, la coerenza e l'originalità dei due fratelli divenuti ormai un marchio di fabbrica. McCarthy è il riconosciuto interprete letterario dei mutamenti di un mondo (quello del West e della frontiera messicana) divenuto estremamente più violento di quanto non lo fosse nell'epoca che lo ha fatto divenire mito cinematografico. McCarthy non è però interessato a una cinica e compiaciuta presa d'atto di una realtà innegabile. Neppure i Coen lo sono. Qui si trova il punto di contatto tra le due letture di un'umanità che cambia. La chiave di volta sta proprio in questa parola: umanità. Perché i due registi ci offrono una sceneggiatura decisamente più eccessiva di quella, già considerata molto violenta, di un film come Fargo Le uccisioni abbondano in Non è un paese per vecchi ma si inseriscono in una narrazione che fa dell'iperbole la propria cifra stilistica. A differenza di Tarantino però i Coen non si fermano alla coreografia raffinata della violenza. Non si accontentano di ironizzare. Non gli basta mostrare quanto sono bravi a suscitare il riso dinanzi a un uomo che muore. Non è questo il loro scopo. Ciò che per loro conta è riuscire a mettere in rilievo anche solo una scintilla di umanità in un mondo che sembra governato dalla follia. Riescono a farlo grazie al personaggio dello sceriffo interpretato da un Tommy Lee Jones che, non a caso, è uno dei protagonisti di questo film dopo aver diretto e interpretato Le Tre Sepolture ambientato anch'esso al confine con il Messico. Osservate la scena finale e vi accorgerete di come i Coen riescano ancora, nonostante le apparenze, a fare un cinema di qualità, spettacolare ma al contempo profondamente 'diverso' e morale.