sabato 30 agosto 2008

Droga nel menù a Napoli

(ANSA) - NAPOLI, 28 AGO In un ristorante del Napoletano c'era anche il menu delle droghe che i clienti potevano assumere in apposite camere al piano superiore. A Quarto, in via san Nullo, nel ristorante Il Cascinale, i CC hanno arrestato in flagranza di reato per detenzione di droga a fini di spaccio Salvatore Sebastiano, 38 anni, titolare dell'esercizio, suo padre Giulio, 64 anni, e Patrizio Merone, 32 anni, che lavorava nel locale come cuoco. I militari hanno anche trovato nelle cucine 6 grammi di cocaina.

martedì 26 agosto 2008

da yahoo cinema


La vicenda ha contorni quasi paradossali e indubbiamente fa sorridere. Sembra infatti che Brad Pitt e Angelina Jolie potrebbero ricevere un assegno mensile da 1800 euro come bonus bebè dallo stato francese. Questo bonus è destinato alle famiglie con figli piccoli ed è previsto anche dalle norme della cittadina di Brignoles, dove i due attori multimilionari si sono trasferiti dopo la gravidanza della Jolie.
I due attori vivono in un antico palazzo di 35 stanze dotato, tra le altre cose, di un immenso parco, due piattaforme per elicottero, piscina, centro fitness, un vigneto e un bosco, il tutto per la modica cifra di un milione di dollari l'anno di affitto. Oltre questo sono tra le star del cinema più pagate al mondo. Ma le legge francese parlerebbe chiaro, avrebbero comunque i parametri per ricevere l'assegno mensile, visto che in questo caso il reddito non è discriminante.

In effetti la coppia, dopo la nascita dei gemelli Knox Leon e Vivienne Marcheline, ha ben sei figli, di cui tre adottivi. Ma stando al quotidiano Telegraph Angelina e Brad non ci tengono a passare da avidi, e nel caso, risponderanno con un “no grazie” all'eventuale arrivo dell'assegno.
Per altro la vicenda sarebbe nata proprio da un'operazione effettuata da Pitt che scrupolosamente al suo arrivo in Provenza, ha registrato tutta la famiglia al Municipio di Brignoles per poter utilizzare l'assistenza medica locale in vista del parto della bella Angelina. Ma automaticamente con quest'atto ha ottenuto anche il diritto ad accedere al bunus destinato alle famiglie numerose. E a ben guardare non sono molti quelli che hanno 6 figli!

lunedì 25 agosto 2008

BUON RIENTRO DALLE VACANZE A TUTTI E UN SALUTONE SPECIALE PER CHI NON è ANDATO IN VACANZA QUEST'ANNO! IO SONO TORNATO dopo DUE SETTIMANE di vacanza A SHARM E ORA SI RICOMINCIA! A PRESTO UN ARTICOLO INTERESSANTE SU STARBUCKS, MA QUALCOSA MI DICE CHE NON VI INTERESSA xd

venerdì 8 agosto 2008

Maximulta dell'Antitrust alle banche

L'Antitrust ha inflitto una multa da quasi 10 milioni di euro a 23 banche per aver «impedito o reso troppo onerosa per i consumatori, già titolari di un mutuo, la surrogazione del mutuo stesso». Lo ha reso noto, anticipando la comunicazione ufficiale dell'Antitrust, l'associazione dei consumatori Altroconsumo. Le multe - per un totale di 9,680 milioni di euro - vanno da un massimo di 500 mila euro (a carico di Unicredit Banca, Unicredit Banca di Roma e Deutsche Bank) a un minimo di 300 mila euro di Banca Sella. Come emerge dal comunicato dell'Autorità antitrust, per il gruppo Unicredit occorre tener conto anche delle multe di 450mila e 420 mila euro a carico di Banco di Sicilia e Bipop Carire. Per Intesa SanPaolo, solo la multa per la capogruppo, di 480 mila euro.
Le multe sono commisurate alla gravità e alla durata dei comportamenti attuati da ciascun istituto di credito, ma anche alle dimensioni dell'istituto. Cinquecentomila euro è la sanzione massima che l'autorità può applicare: una puntura di zanzara per i colossi del credito che però subiscono un pesante danno di immagine.
A livello di gruppo, chi ne esce peggio è Unicredit che si è vista appioppare sanzioni per complessivi 1,87 milioni di euro. Un portavoce dell'istituto guidato da Alessandro Profumo ha spiegato che «la decisione sull'eventuale impugnazione della decisione Antitrust sarà presa dai legali nei prossimi giorni, dopo un'approfondita valutazione del provvedimento. Unicredit - ha aggiunto - ribadisce che le banche del gruppo hanno operato sempre in modo corretto».
«Pesante» il bilancio anche per il gruppo UBI Banca che si è visto multare quattro istituti del gruppo (Pop Bergamo, Banco di Brescia, Banca Regionale Europea e Pop Commercio Industria) ciascuno per 450mila euro.
A giugno un'inchiesta del settimanale del Sole 24 Ore, Plus24, aveva pubblicato i dati di una indagine del Consiglio nazionale del notariato da cui emergeva che il «trasloco» del mutuo restava un miraggio.In alcuni casi - spiega l'Autorità guidata da Antonio Catricalà - le imprese «hanno orientato il cliente a scegliere la più costosa opzione della sostituzione. In altri casi hanno fatto pagare oneri non previsti dalla legge. Alcune banche hanno adottato entrambi i comportamenti a danno del consumatore. Violato l'obbligo di diligenza professionale previsto dal Codice del Consumo, anche con informazioni incomplete e inesatte».
Le istruttorie erano state avviate il 24 aprile, il 5 e il 9 maggio 2008, alla luce di una segnalazione inviata dall'associazione Altroconsumo e di ulteriori denunce, pervenute anche tramite il Call Center dell'Autorità, di singoli consumatori, che evidenziavano la mancata applicazione, da parte di molte aziende bancarie, delle norme in materia di portabilità gratuita dei mutui. Secondo l'Autorità le banche oggetto di istruttoria, con diversi comportamenti, analizzati dettagliatamente nei singoli provvedimenti e distintamente sanzionati, in ragione del tipo e della gravità della violazione accertata, della loro durata e della dimensione delle banche, «hanno negato o comunque ostacolato la portabilità gratuita (surroga) dei mutui da parte della clientela, prevista dalla legge, venendo meno agli obblighi di diligenza professionale e fornendo informazioni incomplete o non veritiere alla clientela».
Le pratiche commerciali scorrette accertate dall'Autorità Antitrust
Sostituzione invece della surroga Per l'Autorità, Intesa Sanpaolo, Bnl, Deutsche Bank, Banca Popolare di Sondrio, la Banca Popolare di Vicenza con la controllata Banca Nuova, nonché Banca Popolare di Bergamo, Banco di Brescia, Banca Regionale Europea, Banca Popolare Commercio e Industria, appartenenti al gruppo UBI Banca, hanno proposto alla clientela, nel corso di periodi risultati diversi sulla base dei singoli accertamenti istruttori, la più costosa pratica della sostituzione. In tal modo, attraverso i passaggi necessari per la sostituzione del mutuo (estinzione del mutuo/apertura del nuovo mutuo, cancellazione ipoteca/iscrizione nuova ipoteca) le banche in questione hanno trasformato in oneroso ciò che la legge prevedeva come gratuito.
Surroga attiva ma con oneri a carico dei consumatoriIn base agli accertamenti istruttori condotti dall'Autorità, le società Monte dei Paschi di Siena, Banca Antonveneta, Banca Carige, Banca Sella,Credito Artigiano, Credem e Bipop Carire, appartenente al gruppo Unicredit, e Banca Popolare di Verona, San Geminiano e San Prospero, e la Banca Popolare di Lodi, appartenenti al gruppo Banco Popolare, hanno attivato la portabilità del mutuo, ma – a tal fine - hanno imposto, in misura differenziata, oneri ai consumatori non previsti dalla legge.
Sostituzione invece della surroga e surroga onerosa L'Autorità ha accertato che Unicredit Banca, Banco di Sicilia e Unicredit Banca di Roma, appartenenti al gruppo Unicredit, e Banca Popolare di Milano, dapprima non hanno effettuato operazioni di surroga ma unicamente di sostituzione dei mutui. Solo successivamente hanno effettuato la surrogazione attiva, ma ponendo comunque a carico della clientela, in diversa misura, oneri non consentiti.
Secondo l'Autorità le tipologie di comportamento accertate sono in contrasto con il dovere di diligenza professionale previsto dal Codice del Consumo.
Inoltre, gli istituti «hanno violato i doveri di corretta informazione previste dal Codice del Consumo, prospettando, ingannevolmente, la sostituzione del mutuo quale soluzione unica o preferibile offerta al consumatore dal mercato e dalla legge, o, nel caso della surroga onerosa, rappresentando lacunosamente o ingannevolmente alla clientela la disciplina vigente in materia».

fonte: ilsole24ore

mercoledì 6 agosto 2008

In uscita al cinema...8 Agosto 2009


Quando Charlie incontra Daphne - la ragazza dei suoi sogni - non immagina neanche lontanamente che per conquistarla, sarà costretto a misurarsi niente di meno che con il suo cane. E proprio quando sembra avere la peggio rispetto al cucciolo e tutto sembra perduto, accade l'impensabile: Charlie si affeziona talmente al cagnolino da capire di non aver mai veramente desiderato una ragazza! A questo punto, per poter continuare a uscire con il "migliore amico dell'uomo", Charlie dovrà barcamenarsi nella relazione con Daphne, oppure rischierà di perderli entrambi!

Cuil-nuovo motore di ricerca


L'estate del Web non è fatta del solo tormentone Yahoo! e delle grandi manovre in seno ai giganti dell'universo Internet ma anche di new entry che cercano spazio all'ombra dei più celebrati attori del Web. Cuil.com, nato grazie all'intuizione di Anna Patterson, una ricercatrice fuoriuscita dalla società del motore di ricerca più famoso al mondo, ne è un esempio perfetto. Come Google si presenta come search engine, con una dote di oltre 121 miliardi di pagine Web indicizzate (che ne farebbero il più grande per dimensioni) e un nome che deriva da una parola gaelica che significa "conoscenza" e la cui pronuncia fa il verso a un termine assai di moda fra i giovanissimi e non solo, e cioè l'inglese «cool».Perché cuil.com dovrebbe essere preferito a Google o ad altri motori è, dicono i portavoce della società, molto semplice: questo nuovo motore lavora con un algoritmo di ricerca che seleziona le pagine più importanti meglio degli "engine" rivali, e cioè pescandole da un maggior numero di pagine Web e in modo più rapido ed economico. Per chi ne capisce di tecnologie Internet e new media la spiegazione di tale miglioria sta nel fatto che invece dei classici sistemi di ricerca basati su "page rank" (e cioè la rilevanza data dal motore alle pagine Web in base al numero di link ricevuti) cuil.com analizza il contesto di ogni pagina e il concetto sottostante la richiesta dell'utente. Con il risultato di produrre risultati più soddisfacenti anche sotto il profilo della privacy per gli utenti e delle dimensioni dell'indice monitorato. Per essere "cool", il nuovo motore ricorre quindi alle tecniche di ricerca contestuali (più volte menzionate da Bill Gates parlando del futuro dei servizi Windows Live) e si distingue in sol colpo da tutti gli altri motori, quelli che vanno per la maggiore fra gli utenti e che risentono di precise politiche commerciali (vedi Google) e quelli che hanno puntato su tecnologie innovative (come quelli semantici o umani). I suoi artefici – e il co-fondatore e Ceo (nonché docente a Stanford) Tom Costello in modo particolare - ne sono più che convinti: Cuil.com, rispetto alla piattaforma di search di Mountain View, va oltre perchè analizza le pagine Web in profondità andando a determinare le relazioni fra le parole più importanti e le possibili categorie di riferimento a cui associarle e si concentra su queste. Non sul nome, l'indirizzo Ip e le abitudini di navigazione dell'utente. Il paragone con Google, naturale e dovuto, per il momento però non regge per tanti motivi, nonostante la potenza di fuoco di cuil.com (in termini di numero di pagine indicizzate) è a detta di Costello tre volte tanto quella del motore della casa californiana. Al di là delle perdonabili mancanze sotto il profilo della capacità di ricerca (nel confronto per numero di siti trovati per un termine noto come Apple il gap nei confronti di Google è imbarazzante) e del livello di affinamento del motore, ciò che non rende (oggi) Cuil.com un possibile rivale della grande G sono i servizi a corredo. Che da una parte abbondano (vedi la toolbar, il desktop search, le maps e via dicendo) e dall'altra sono un'idea ancora tutta da perfezionare e realizzare. Google che fra i motori di ricerca ha portato la propria market share negli Usa a poco meno del 70%, contro il 20% di Yahoo! e il 6% di Microsoft ha inoltre dalla sua il favore di essere un punto fermo nelle abitudini degli internauti di tutto il pianeta, una sorta di lingua franca del Web 2.0 su scala globale. Cuil.com, osservano alcuni analisti in tal senso, potrebbe però sfruttare i punti deboli di Google per portare dalla sua quegli utenti che trovano il motore di Mountain View incapace di soddisfarli dal punto di vista qualitativo della ricerca su Internet. Scalfire l'egemonia di Google è un compito arduo e di certo non immediato (chiedere a Microsoft per averne conferma) e non va dimenticato neppure che quando a spopolare fra i Web search erano Altavista e Yahoo!, la grande G era praticamente un'emerita sconosciuta.

Io l'ho già provato e non mi convince, senz'altro in futuro sarà migliorato e potrà veramente spiazzare Google..

lunedì 4 agosto 2008

Trading-dipendenza


«La notte facevo fatica ad addormentarmi. Aspettavo solo che facesse mattino per collegarmi e fare i primi ordini. Durante il lavoro poi, appena potevo, tornavo a casa a controllare l'andamento delle azioni. Compravo, vendevo, speculavo. Arrivavo a muovere più di diecimila euro al giorno. Qualche volta andava bene, qualche altra meno. Ma alla fine mi sono trovato senza più un soldo». La storia che Fabio (nome di fantasia) ci ha raccontato, è quella di una passione sfociata in dipendenza. Un pallino, quello del trading online, diventato schiavitù simile all'alcolismo o alla droga, anche se forse il paragone più azzeccato è con il gioco d'azzardo. Fabio ha puntato i suoi soldi su azioni e strumenti finanziari complessi al "tavolo verde" della Borsa Italiana.
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Fabio è stato malato di "gioco in Borsa compulsivo", un disturbo mentale della famiglia degli "internet addiction disorder". Come la dipendenza da chat, da pornografia online o dai videogiochi. Il trader compulsivo agisce proprio come un giocatore d'azzardo. Si fa guidare dall'istinto più che dalle competenze e dalla ragione, non sa mai quando fermarsi, non riconosce i propri limiti. «È molto difficile individuare un problema di dipendenza da trading - spiega Paolo Cavedini psichiatra del San Raffaele di Milano, specializzato in dipendenza da gioco d'azzardo - chi passa la giornata davanti al videopoker è evidentemente malato. Chiunque lo riconosce. Per chi fa trading è diverso. Fare investimenti in azioni o obbligazioni è un'attività socialmente accettata. Per cui, chi ha delle grosse perdite, non è necessariamente una persona con dei problemi psichiatrici. Nella maggior parte dei casi è uno che ha fatto un investimento sbagliato».
Non sono cause specifiche a scatenare la compulsività. Nella maggior parte dei casi è la combinazione di diversi fattori. C'è la predisposizione fisiologica ad esempio. «Alcune persone - spiega Paolo Cavedini - hanno una maggior percezione del livello di rischio a cui vanno incontro e riescono a rimanere freddi e prendere decisioni giuste anche in condizioni di stress. Altri invece si fanno prendere più facilmente dall'emotività. Questi ultimi sono i soggetti più a rischio». Ci sono poi fattori esterni. Ad esempio un crollo inaspettato dei listini che manda in fumo un investimento. Per Fabio, l'inizio della fine ha coinciso con il crack della Parmalat del 2003. «Me lo ricordo bene – racconta – da un giorno all'altro persi quasi 30mila euro. E pensare che la settimana precedente ne avevo guadagnati mille». La batosta è pesante e Fabio cerca di farvi fronte come può, ma a un certo punto la situazione gli sfugge di mano. «Ero ossessionato dal recuperare quei soldi – racconta – è così iniziai a fare investimenti sempre più rischiosi. Puntai sui covered warrant (strumenti finanziari molto complessi, solitamente appannaggio di esperti e trader professionisti, ndr). Ogni giorno compravo e vendevo, compravo e vendevo. Mettendoci sempre più soldi. Senza accorgermene, diventai dipendente».
Fabio cerca in tutti i modi di nascondere la realtà ai suoi familiari. Ma sua moglie si rende conto che qualcosa non va. Inizia a chiedere aiuto. A psichiatri, psicologi e anche al SerT (il Servizio tossicodipendenze che aiuta anche i malati di gioco d'azzardo). Ma, nel migliore dei casi, si sente rispondere: «Signora, suo marito sta benissimo, ha solo fatto degli investimenti sbagliati». Qualcuno addirittura le consiglia di divorziare. Intanto però la situazione finanziaria della famiglia precipita. È il mese di marzo del 2007, quando Fabio tocca il fondo. Un ribasso del titolo Tenaris e il suo conto in banca si svuota: in pochi anni ha dilapidato 150 mila euro. «Fu allora che confessai tutto a mia moglie, che fino ad ora non sapeva quanto avevo investito. D'accordo con lei decisi di intestarle quanto restava dei miei risparmi, e affidarle la gestione del conto corrente». Ma a quel punto Fabio, per reazione all'astinenza da Borsa, cade in depressione. Appena recupera dei contanti li va a giocare al videopoker o al gratta e vinci. Nel mese di ottobre, si ricovera al San Raffaele di Milano. Una scelta obbligata, considerata la gravità del suo problema. «Per quindici giorni, io e mio figlio ci davamo i turni per sorvegliarlo - racconta la moglie - perché in ogni momento c'era il rischio che fuggisse e andasse al bar a giocare al gratta e vinci». Dopo il ricovero, Fabio inizia un ciclo di sedute di psicoterapia con cadenza settimanale e ora mensile. Oggi sta cercando faticosamente di ricostruirsi una vita.
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Chi è il trader compulsivo? Non è possibile stilare un profilo del giocatore in Borsa patologico. Non ci sono dati o statistiche. Ma dalle testimonianze che abbiamo raccolto è emerso che questo disturbo interessa sia dilettanti del trading, come Fabio, che di lavoro fa il commesso, che professionisti della finanza. La storia che ci ha raccontato Daniela Capitanucci, psicologa che lavora per un'associazione specializzata nelle cosiddette "nuove dipendenze", ne è la riprova. «Ho avuto in cura un consulente finanziario, impiegato in una banca – racconta - tra la fine degli anni 90 e il 2000 iniziò ad avere i primi problemi. Faceva investimenti molto rischiosi, sia sul suo conto, che sui portafogli che aveva in gestione. A un certo punto però, ebbe una grossa perdita sul conto di un suo cliente. Da quel momento entrò in una spirale pericolosa, spinto dalla necessità di recuperare il capitale perduto. Iniziò a sottrarre fondi dai conti dei clienti, per acquistare e rivendere titoli. Ad un certo punto però la banca si accorse delle irregolarità, scoprendo un buco per oltre 200 milioni di lire. L'istituto decise di non fargli causa per evitare che la notizia uscisse generando uno scandalo. Ci fu un accordo: la banca non lo avrebbe querelato in cambio del suo silenzio. L'unico risarcimento fu la trattenuta della sua liquidazione. Un'ottima soluzione per lui, che avrebbe rischiato il carcere in caso di condanna». La conferma di come la dipendenza da trading sia un problema da cui non sono immuni gli addetti ai lavori arriva anche da Dario Angelini, psicologo terapeuta del Laboratorio Famiglia di Roma. «Tra i miei pazienti ho avuto studenti di economia e commercio e professionisti - fa sapere – persone estremamente competenti che, proprio per la loro conoscenza approfondita del funzionamento dei mercati si sentivano troppo sicuri di se e hanno finito per rovinarsi». Non è raro poi che professionisti della finanza si rivolgano a specialisti anche quando il problema non ha raggiunto un livello di gravità tale da essere considerato patologico. «Ho avuto in cura un consulente finanziario e un trader professionista che lavora in una società di broker» dice Paolo Cavedini. «Hanno chiesto il mio aiuto perché, nonostante un altissimo livello di competenza nel loro lavoro, non riuscivano ad essere lucidi ed efficienti come volevano. Abbiamo fatto sedute di psicologia comportamentale. Successivamente gli ho insegnato delle tecniche di rilassamento per aiutarli a gestire meglio il momento della decisione».

venerdì 1 agosto 2008

marchio nuovo


che ne pensate di questa maglietta?