lunedì 20 aprile 2009

schema ponzi

Lo schema di Ponzi (spesso confuso con lo schema piramidale o il marketing multilivello) è un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi "investitori", a loro volta vittime della truffa.

Lo schema di Ponzi permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. I guadagni derivano infatti esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie[1].
Il sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la maggior parte dei partecipanti, perché i soldi "investiti" non danno alcuna vera rendita né interesse, essendo semplicemente incamerati dai primi coinvolti nello schema che li useranno inizialmente per rispettare le promesse. La diffusione della truffa spesso diventa di tale portata da renderla palese, portando alla sua interruzione da parte delle autorità.
Le caratteristiche tipiche sono:
Promessa di alti guadagni a breve termine
Ottenimento dei guadagni da escamotage finanziari o da investimenti di "alta finanza" documentati in modo poco chiaro
Offerta rivolta, all'epoca in cui fu architettata la truffa, ad un pubblico non competente in materia finanziaria
Investimento legato ad un solo promotore o azienda
Risulta evidente che il rischio di investimento in operazioni che sfruttano questa pratica è molto elevato. Il rischio è crescente al crescere del numero degli iscritti, essendo sempre più difficile trovare nuovi adepti.
In Italia, Stati Uniti e in molti altri Paesi, questa pratica è un reato, essendo a tutti gli effetti una truffa.
Esempio [modifica]
Un promotore promette guadagni fuori dagli standard su un investimento a breve termine, spesso riferendosi in termini fumosi a meccanismi complessi o inesistenti.
Senza un investimento documentato, solo pochi investitori danno fiducia al promotore, il quale si assicura di rispettare i patti: pagherà quanto pattuito, anche se lo farà andando in perdita o più spesso prelevando fondi versati da nuovi investitori. In seguito così potrà beneficiare della sua buona fama per far aumentare il capitale investito e il numero degli investitori.
I primi investitori, ripagati, reinvestiranno i fondi e parleranno bene dell'investimento attirando nuove vittime, fino a che il promotore, giunto al massimo del guadagno, sparirà nel nulla con i soldi presenti in quel momento.
Spesso tuttavia la difficoltà di reperire nuovi adepti porterà lo schema a collassare da solo, non riuscendo a ripagare gli investimenti o venendo scoperto dalle forze dell'ordine

esempio celebre di uno schema Ponzi è quello messo in piedi dall'ex presidente del Nasdaq Madoff

domenica 12 aprile 2009

Caso etico. E voi come la pensate?

WASHINGTON - Una storia di amore materno estremo sta spaccando in due l’America. Nikolas Evans, un giovane di 21 anni che voleva sposarsi e avere figli, è stato ucciso in una rissa a Bedford nel Texas. E la madre Missy Evans, di 42 anni, divorziata, ha ottenuto che gli fosse prelevato lo sperma da morto per fecondare una volontaria. La donna non ha ancora trovato chi porterà a termine la gravidanza, ma è certa di riuscirci. «Alleverò io il figlio di Nikolas nella sua memoria» ha dichiarato. «Nikolas mi aveva persino detto che nome voleva dargli». Il giovane, caduto a terra sbattendo la testa in seguito a un pugno, è morto di trauma cranico il 5 scorso.
L'AUTORIZZAZIONE - La madre ha subito consultato un urologo, che la ha assicurata che anche da morto avrebbe potuto diventare padre, e ha chiesto l’autorizzazione al tribunale. Avutala, ha predisposto per la conservazione dello sperma e si è messa alla ricerca di una “surrogate mother”, come vengono chiamate le donne che si prestano a essere fecondate a pagamento, in genere per dare figli a coppie dove la moglie non può concepire. «Non c’è stata contestazione da parte di nessuno» ha affermato il suo legale, Mark Mueller.
LA CONTESTAZIONE - La contestazione è tuttavia esplosa quando la vicenda è diventata pubblica. Parte dei media si sono schierati per Missy Evans, scrivendo che fa solo la volontà del figlio, parte contro, scrivendo che l’idea di fare di un morto un padre è macabra. Anthony Mayo, il direttore del Centro di etica e di responsabilità pubblica del Texas, ha obiettato che la donna vuole “rimpiazzare” egoisticamente il figlio perduto con il nipote. Art Caplan della Università della Pennsylvania ha ammonito che «il giorno che apprendesse la verità, un bambino nato in queste circostanze potrebbe avere seri problemi». Secondo Caplan, nell’ultimo decennio si sono verificate in America circa mille vicende analoghe. Ma, ha precisato, «mi risulta che alla fine le madri, le mogli, le fidanzate dei defunti abbiano sempre rinunciato al progetto: so solo di figli in provetta di padri destinati a morire in breve tempo ma ancora vivi al momento della fecondazione». Missy Evans ha confutato le critiche: «Ho altri due figli - ha spiegato - e li ho consultati, insieme col mio ex marito, con altri familiari, con amici. Siamo tutti d’accordo e sappiamo che Nikolas sarà felice della nostra decisione».