lunedì 15 settembre 2008

Prostitute, fuga dalle vie del sesso


«E nelle case chiuse affitti record». La protesta di lucciole e viados: due volte puniti dal decreto Carfagna
Le prime a sparire sono state le cinesi (proprio le ultime ad essere arrivate). Albanesi e romene si sono presentate più sfoltite e meno esplicite, usando la tattica della discrezione e della mimetizzazione: incollate ai muri, alle fermate dei mezzi pubblici o sedute nelle pensiline. Per tutte, occhi aperti e tacchi pronti a girare velocemente all'avvicinarsi di qualche volante. E c'è già chi pensa di aumentare l'affitto a chi, rischiando in strada, è costretta a rintanarsi in casa per vendere il proprio corpo. Ma il carosello dei clienti abituali, occasionali o semplicemente curiosi continua, soprattutto la notte. Un po' più nervoso e deluso quando, al solito angolo non si trova l'attesa lucciola o viados. Già, i cerbiatti, che invece non vogliono abbandonare la strada e si muovono più velocemente da un punto all'altro delle vie storiche della prostituzione in una sorta di caccia al tesoro. Tre sere dopo la notizia del decreto legge proposto dalla ministra Mara Carfagna, ci sono meno passeggiatrici. C'è attesa e disorientamento. Nel dubbio, senza ben capire quale sarà il loro destino, le prostitute hanno preso qualche giorno di pausa. Confuse anche dalla presenza più massiccia delle forze dell'ordine, sollecite nel chiedere documenti. Una sbandata che ha messo in allarme il Mit (Movimento sulle identità transessuali) e il comitato per i diritti civili della prostitute: «Riteniamo che si stia facendo solo un'operazione di maquillage, mentre i problemi veri non vengono affrontati ne risolti, ma sicuramente aumenteranno. La proibizione di lavorare in strada avrà conseguenze gravi e pericolose per tutte quelle persone che non sono in grado di organizzarsi al chiuso. Non è infatti possibile che ogni prostituta possa ottenere un contratto di affitto. E c'è chi ci speculerà». E sulle case, c'è anche chi ha nostalgia di quelle chiuse, come un distinto avvocato di 81 anni che esordisce dicendo: «A me le donne sono sempre piaciute. Da matti». E sul decreto: «È un'infamia. Non si può modificare il fenomeno della prostituzione con un provvedimento legislativo. Sarebbe meraviglioso riaprire i bordelli. Sono per la regolamentazione, perché temo che togliendo le lucciole dalle strade, aumentino i reati a sfondo sessuale che già negli ultimi anni hanno avuto un'impennata». Malumore tra i clienti: «Io non sono un puttaniere molto attivo — esordisce Marco, 38 anni, single — ma non perché ritenga immorale andare con le prostitute, ma perché non ho soldi per farlo». E Giovanni, 46 anni, moglie e due figli a carico: «Adesso va a finire che mi mettono pure in galera per un reato gravissimo: far salire in macchina delle prostitute. Allora sono un pericoloso criminale». Samuel, 53 anni, è ancora più cattivo: «Ma dove le mettiamo le prostitute di alto bordo che se la spassano con i nostri, santi, politici?». Per chi invece per anni ha subìto «lo sconcio» sotto casa, il decreto «è stato fatto per rompere il ghiaccio». «Necessariamente — si augura Fabiola Minoletti, presidente del comitato spontaneo, apolitico Abruzzi-Piccinni — seguirà un'altra normativa che provvederà alla regolamentazione della prostituzione nei luoghi chiusi, autogestiti da cooperative di prostitute professioniste».

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