martedì 1 luglio 2008

La Milano del futuro?

Al Congresso Mondiale di Architettura di Torino Andrea Boschetti (Metrogramma), che sta ridisegnando il piano del territorio, spiega la città che verrà.
«Milano sarà l'antitesi di Dubai. Ha presente cosa si è praticato fino a oggi negli Emirati Arabi? Architettura decontestualizzata, committenti scellerati che ti affidano un'area e ti chiedono di realizzare palazzi senza nessun rapporto con persone e territori, poco rispetto per la cultura dei luoghi. Ecco, Milano sarà l'opposto». Andrea Boschetti è co-fondatore insieme ad Alberto Francini di Metrogramma, lo studio milanese scelto per disegnare il piano di governo del territorio (Pgt) lombardo.
Milano sarà «una città aperta, in costante ascolto con tutte le sue realtà».
Il piano di governo del territorio, il nuovo strumento urbanistico introdotto con legge regionale nel 2005, si sostituisce al piano regolatore generale della città che risale agli anni ‘50. In questo momento di ripensamento totale del territorio lombardo, un evento come l'Expo 2015 costituisce un reale incentivo: gli obiettivi del piano vanno realizzati entro sette anni. Boschetti spiega che se il capoluogo lombardo si è sempre sviluppato in maniera radiale - con un centro e una periferia estesa e anonima – è ora di invertire rotta: «Da città pensata e costruita sul rapporto centro-periferia, Milano deve diventare una città policentrica», afferma.
«Quello che è fondamentale è costruire un patto sociale – spiega - I cittadini devono ricominciare a vivere la città, la gente deve tornare in strada».
Qual è lo stereotipo classico di Milano? Che è una città grigia, anonima, senza un sapore. Deve diventare il suo opposto».
Metrogramma ha già avviato un percorso di ricerca, cercando di ridefinire i servizi e le regole sulle singole esigenze di quartiere e in armonia con le altre realtà in costruzione. Si punta sullo sviluppo delle infrastrutture: «Una struttura reticolare si basa sulle infrastrutture che non definite prima del progetto ma vanno di pari passo con i vari step. Se pensiamo alla città come a un luogo policentrico è chiaro che bisogna analizzare le diversità dei luoghi e su quelle ripensare la città».
In sostanza Milano sembra che potrà avere ciò che tutti i suoi concittadini (tra cui io stesso) desiderano. Milano è pensata in rapporto a Dubai, come il suo opposto, la sua antitesi. Per me non si deve far leva sullo sviluppo di certo originale e massiccio che ha visto Dubai, bensì sulla nostra storia, giacchè Dubai ha saputo svincolarsi dalla dipendenza dall’oro nero grazie allo sviluppo immobiliare luxury-style, che non sarà consono alla cultura di quei luoghi, ma di certo riesce ad attrarre capitali esteri, a monetizzare (e mettere nel proprio salvadanaio) le vacanze dei v.i.p. di tutto il mondo. In sostanza, è abbastanza ovvio che Milano, una città di certo non nuova, piena di industria, cultura e servizi, si sviluppi secondo logiche diverse, cercando il legame con la propria storia e la propria popolzione.
Io mi auguro che il pgt possa essere dei migliori, in modo che Milano torni ad essere una città vivibile per tutti noi, più Berlino-style, e meno definita da smog e centri commerciali.

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