domenica 8 giugno 2008

E' morto Dino Risi, maestro della commedia all'italiana

«Nanni fatti da parte, che voglio vedere il film». Ecco chi era Dino Risi, uno che aveva una battuta feroce per tutti, persino per quel Moretti di cui amò gli esordi (Io sono un autarchico ed Ecce bombo) e che lo fece entusiasmare con Il Caimano, che definì "straordinario e intelligente". Girate per siti, emeroteche, interviste e troverete una sua cattiva parola per tutti o quasi: da Berlusconi al critico Mereghetti, dai padroni alla sinistra. Ecco chi era questo strano signore che somigliava all'avvocato Agnelli, il profeta di un cinismo feroce e complice verso l'Italia del boom economico, neocapitalista e meschina, ben raccontata da lui dai Cinquanta ai Settanta. Il successo arrivò con Pane, Amore e…(1955) e Poveri ma belli (1956) ma la consacrazione (immediata di pubblico, tardiva di critica) arriva con lo splendido gruppo dei "suoi mostri": Gassman, Tognazzi, Sordi, Manfredi, a cui lega tanti capolavori come Il Sorpasso (1962), I Mostri (1963), Il Mattatore (1959), Straziami ma di baci saziami (1968, in cui ammutolì Tognazzi per tutto il film!), Vedo nudo (1969), il sottovalutato e cattivissimo Il gaucho (1964). E' lui che ha stravolto il genere della commedia privandola del lieto fine ne Il sorpasso, è lui che nobilitò il sesso con film che vanno oltre lo scollacciato pur mutuandone le protagoniste, da Laura Antonelli a Gloria Guida (Sessomatto e Sesso e volentieri). Tocca gli anni Ottanta persino con uno "scult", Il commissario Lo Gatto con Lino Banfi, sui telefonini di molti con i mitici duetti con Micheli. Risi era un maestro, bizzarro e antipatico. Gli ultimi trent'anni li ha passati in un residence a Parioli, il suo testamento morale uscì nel 2004 per Mondadori, "I miei mostri". Una vita al massimo, sempre in anticipo, sempre in sorpasso. Lo capivano sempre dopo, e lui non mancava mai di farlo notare.

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