martedì 10 giugno 2008

Santa Rita truffe e omicidi, arrestati 14 medici

Asportavano mammelle per semplici cisti o noduli benigni, curavano broncopolmoniti e tubercolosi togliendo tutto il polmone, facevano più operazioni quando ne bastava una. Quattordici medici e dirigenti della clinica privata milanese Santa Rita sono stati arrestati all'alba con l'accusa di falso ideologico e truffa al Servizio sanitario nazionale: hanno "gonfiato" circa 3.800 cartelle cliniche con gli interventi più costosi, incassando 2,5 milioni di euro di rimborsi dalla Regione. Due di loro, il primario di chirurgia toracica, Pier Paolo Brega Massone, e un medico della sua équipe, Pietro Fabio Presicci, sono finiti in carcere per lesioni personali gravissime e omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Come quella su una donna di 92 anni malata terminale di cancro, operata tre volte in 7 mesi al seno e morta in sala operatoria. Tra i 12 arrestati ai domiciliari c'è anche Paolo Francesco Pipitone, socio unico e rappresentante legale della clinica. Tra le presunte vittime, una ragazza di 28 anni con un nodulo benigno a cui è stata tolta parte della mammella, e un paziente morto per la recisione dell'aorta all'altezza del cuore durante un'operazione ai polmoni.Nell'inchiesta, partita da una segnalazione anonima alla fine del 2006, sono stati accertati cinque casi di omicidio un uomo e quattro donne sopra i 65 anni e 88 lesioni gravissime. Nessuno dei pazienti o dei parenti ha sporto denuncia perché nessuno ha mai saputo di essere stato usato come «macchina per fare soldi»: lo sapranno in queste ore. La definizione è del colonnello Cesare Maragoni, comandante del gruppo per la tutela della spesa pubblica della Guardia di finanza che nei 10 mesi di indagine ha sequestrato 4mila cartelle cliniche di pazienti curati tra gennaio 2005 a luglio 2007: 3800 erano falsificate con interventi «inutili, dannosi, avventati, inspiegabili». Il primo indizio che qualcosa non andava è stato «l'importo dei rimborsi, superiori a quelli di strutture più grandi. Il secondo, il numero troppo alto di decessi nella Riabilitazione», spiega Maragoni assieme ai pm che hanno coordinato l'inchiesta, Tiziana Siciliano e Grazia Pradella. Le indagini, alla fine, hanno coinvolto 11 dei 14 reparti della clinica di via Jommelli. Il gip Micaela Serena Curami, che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare, nota la «mancanza di ogni considerazione per il paziente e per la sua sofferenza aumentata» da interventi che lasciano «effettivamente sbalorditi». La clinica fa sapere di aver saputo della vicenda dai mass media.«Per l'asportazione di parte della mammella si poteva ottenere un rimborso di 13-14 mila euro contro i 1.200 incassati con cure meno invasive. Lo stipendio di 1.700 euro di alcuni medici coinvolti saliva a 27-28mila euro al mese», dice Maragoni. «I vertici della clinica – sottolinea il pm Siciliano – selezionavano i medici più disponibili a falsificare le cartelle». Ai giornalisti che chiedono quale importanza abbiano avuto le 5mila intercettazioni telefoniche dell'indagine. «Determinanti per ricostruire la personalità dei medici», risponde Maragoni. «Al telefono – aggiunge il pm Pradella – gli indagati parlavano molto esplicitamente della necessità di operare per guadagnare».In un sms intercettato, Brega Massone scrive in slang da telefonino: «Ormai non dormo più. Sono disperato. Tra le cartelle chissa quante saranno pompate e mi arresteranno come truffatore. L'Arsenio Lupin della chirurgia». Giuseppe Cannella, che assieme a Ugo Lecis lo difende dice che queste frasi si dovranno contestualizzare. «Domani (oggi, ndr) alle 15,30, il nostro assistito sarà ascoltato dal gip nell'interrogatorio di garanzia. Prima di essere portato a San Vittore ci ha detto di essere molto sereno perché come medico ha agito secondo scienza e coscienza. Che si può discutere se fare un'operazione o no, ma di essere sicuro di aver agito sempre nell'interesse del malato». L'avvocato Cannella spiega che Brega Massone non lavora più da un anno al Santa Rita: «È stato licenziato per non appropriatezza dell'uso dei codici del rimborso. Ha in corso con la clinica una causa di lavoro».

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