domenica 8 giugno 2008

Finalmente il pubblico impiego viene razionalizzato

Finalmente aria di novità tra gli enti pubblici. Si spera che questo possa far procedere a un maggiore sviluppo e a maggiori efficienze (e penso proprio di si), affinchè i benefici possano essere estesi a tutto il popolo italiano, e senz'altro anche ai conti pubblici (i quali per ora sono disastrati impensabilmente).
I pubblici dipendenti potranno essere licenziati per scarso rendimento, ma anche se si fingeranno malati o se, in caso di esubero, rifiuteranno il trasferimento in un altro ufficio. Verranno rafforzati i controlli giornalieri durante le assenze per malattia e il medico che attesterà il falso – se pubblico dipendente – perderà il posto di lavoro. La produttività sarà direttamente commisurata ai risultati ottenuti dal dipendente, sia come singolo sia all'interno della struttura in cui opera. E sarà responsabilizzata la dirigenza.Sono questi i caposaldi del piano di riforma del lavoro pubblico che ieri il ministro Renato Brunetta ha consegnato ai leader sindacali, nei due incontri programmati di mattina (con Ugl e Confsal) e nel pomeriggio (con Cgil, Cisl e Uil) al tavolo che è proseguito in serata con i tecnici del ministero e i rappresentanti delle categorie. Vediamo nel dettaglio le novità, iniziando dalle indennità premiali che «non potranno più essere corrisposte in modo indifferenziato, a prescindere dalla qualità del lavoro svolto», ma «secondo la valutazione della qualità del prodotto e dei servizi resi». Il sistema di valutazione che sarà ancorato alla qualità dei servizi erogati – con l'obbligo di pubblicità per gli indicatori di produttività, di valutazione e di rendimento dei dipendenti – avrà effetto sulla progressione della carriera che non avverrà più in base ad automatismi legati all'anzianità di servizio. Sarà introdotto un sistema di rilevamento del personale in esubero, in quanto non più funzionale alla struttura o considerato inutile sotto il profilo della competenza e della professionalità. In quest'ultimo caso il pubblico dipendente sarà messo a disposizione ricevendo la sola retribuzione di base, per essere poi, una volta riqualificato, assegnato a un'altra amministrazione. Se rifiuterà di trasferirsi verrà licenziato. Si prevede la modifica della disciplina delle sanzioni, inserendo con norme di legge clausole inderogabili dalla contrattazione collettiva e definendo le violazioni che provocheranno il licenziamento; tra queste, lo scarso rendimento, la falsa attestazione di malattia (sarà reato di truffa aggravata). Verrà semplificato il procedimento disciplinare per agevolarne la conclusione e garantire l'effettiva irrogazione della sanzione. Anche il medico – se pubblico dipendente - sarà licenziato se certificherà una falsa malattia. Il dirigente avrà maggiori poteri disciplinari e sarà responsabile, in caso di omesso avvio del procedimento per scarso rendimento individuale e della struttura che dirige. La progressione nella carriera avverrà in prevalenza «attraverso procedure selettive pubbliche di tipo concorsuale», sarà soggetta a «valutazioni rigorose», cui saranno collegate le indennità di risultato che «non saranno corrisposte in modo indifferenziato, ma attribuite a un numero limitato di dirigenti, in base ai risultati conseguiti». In attesa dell'avvio del nuovo procedimento di valutazione, si prevede di congelare le indennità di risultato. Quanto alla contrattazione di secondo livello, sarà collegata alla «situazione economica e finanziaria dell'ente», con il coinvolgimento della Corte dei Conti per un controllo complessivo della spesa. E' previsto anche il riordino dell'Aran, con l'istituzione di un Agenzia dotata di ampi poteri di rappresentanza per la parte pubblica, di indirizzo e controllo della contrattazione collettiva.Quanto alle reazioni, i sindacati hanno mosso anzitutto un rilievo metodologico, sostenendo che «non va alterato il rapporto tra gli interventi fatti dal governo in via normativa e quanto è affidato ai contratti», altrimenti «il contratto nazionale si svuota di significato». Un altro nodo da sciogliere riguarda il piano Tremonti: «Siamo preoccupati perché il ministro dell'Economia sta pensando a tagli indiscriminati - ha detto Guglielmo Epifani (Cgil) - in particolare agli organici e ai precari». Raffaele Bonanni (Cisl), nel ribadire l'intenzione di collaborare alla realizzazione del piano industriale, ha chiesto al ministro «di garantire risorse per la chiusura dei contratti» e «l'estensione al pubblico impiego della detassazione degli straordinari». Anche per Paolo Pirani (Uil) serve «una risposta concreta da parte del Governo sui rinnovi contrattuali». Per Renata Polverini (Ugl) è «positiva anche la volontà del ministro di riformare l'Aran».

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